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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
restarlo, ancora con la pistola fumante in mano, fu il
Maresciallo dei CC.RR Andrea Braggio. Il giovane
anarchico era emigrato negli Stati Uniti nel gennaio del
1898, precisamente il 29, e si era stabilito a Paterson
nello stato del New Jersey, lavorando come decoratore
di seta, mestiere che aveva appreso a Prato, sua città na-
tale. Oltre all’ambiente professionale e a una donna lo-
cale, Bresci frequentava la comunità italiana di anarchici
di oltreoceano, la “società per il diritto all’esistenza”, e fu
proprio qui che all’indomani dei fatti di Milano era
stato estratto a sorte per giustiziare il responsabile mo-
rale di quella strage. Il suo odio verso il monarca ita-
liano era diventato insostenibile. Comprò in America
una pistola a tamburo a cinque colpi e nel marzo del
1900 si imbarcò a New York sul Piroscafo Guascone
con meta il Regno d’Italia. Sbarcato il successivo 4 giu-
gno il futuro regicida si diresse a Prato e, dopo aver con-
tattato la famiglia, si iscrisse al tiro a segno nazionale
di Galceti. Bresci teneva particolarmente alla sua mis-
sione e non voleva sbagliare. Si allenò al tiro con quella
pistola in maniera maniacale. Le cronache ci raccon-
tano che era solito sparare a dei fiaschi distesi su di un
fianco cercando di colpirne il fondo, facendo passare la
pallottola per il collo senza intaccarlo. Il re non doveva
LETTERA DELLA LEGIONE DI BARI SUL RISULTATO DELLA PERQUISIZIONE
DOMICILIARE A CARICO DEL PASSANANTE DEL 21 NOVEMBRE 1878 avere scampo e così avvenne.
L’occasione si concretizzò la sera del 29 luglio, quando
sorte per vendicare quei sanguinosi fatti. Un revolver il sovrano stava per salire sulla carrozza al termine di
Herrington & Richardson modello “Massachusetts” un’esibizione sportiva a cui aveva assistito. I colpi rapidi
sparò tre colpi, tre colpi a bruciapelo calibro 38 che si e i punti di impatto ravvicinati evidenziarono la buona
andarono ad infilare nella spalla sinistra del re, nel pol- mira dell’anarchico e la sua prontezza nel cogliere l’at-
mone e, quello fatale, nel cuore. Oltre ai precisi colpi timo giusto. Appena catturato dal Maresciallo Braggio
del Bresci, al sovrano fu fatale la calura estiva che lo l’omicida disse: “ho attentato al capo dello stato perché è
aveva indotto ad uscire senza la cotta di maglia in ac- responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinolenti del
ciaio che portava sempre per protezione sotto la giacca. sistema che lui rappresenta e fa difendere. Concepii tale di-
Umberto I di Savoia era stato ritenuto colpevole da un segnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Si-
“tribunale” di anarchici di aver concesso al Generale cilia in seguito agli stati d’assedio emanati per decreto
Bava Beccaris il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine reale. E dopo avvenute le altre repressioni del 98 ancora
militare di Savoia e la nomina al senato del regno per il più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati
servizio reso nei sanguinosi e indegni fatti di Milano. d’assedio emanati con decreto reale”. Velocemente pro-
Bresci aveva 32 anni al momento del regicidio. Ad ar- cessato, Gaetano Bresci riuscì a scampare alla pena
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO V 59