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CRONACHE DI IERI
Il Capitano Pallavicini
scelse di informare
prima la magistratura,
salvaguardando
le indagini, e solo
poi le autorità del
regime, cadendo
probabilmente per
questo in disgrazia
Viola): i cinque furono tutti rinviati a giudizio con l’ac-
cusa di sequestro di persona e omicidio volontario. Il
processo si aprì il 16 marzo 1926 a Chieti, e si concluse
con una condanna per “omicidio preterintenzionale”,
sostanzialmente un’assoluzione, che consentì loro di tor-
nare in libertà in breve tempo.
Alla fine della II Guerra Mondiale furono dichiarati
giuridicamente nulli il processo e la sentenza di Chieti,
ed il 13 gennaio 1947 Dumini, Viola e Poveromo fu- IL CAP. PALLAVICINI CON LA MOGLIE
rono nuovamente processati dalla Corte di Assise di
Roma (Malacria e Volpi nel frattempo erano deceduti) adeguata per i responsabili e, soprattutto, non aiuterà ad
e furono condannati all’ergastolo per “omicidio preme- impedire che, proprio grazie alle ripercussioni del delitto
ditato”. Il ricorso in Cassazione, discusso il 18 gennaio Matteotti ed anche alle profonde lacerazioni all’interno
1950, confermò la condanna ma, nel 1956, grazie ad un dell’opposizione, si instaurasse un pieno regime ditta-
provvedimento di clemenza, essi poterono nuovamente toriale. Solo negli ultimi anni si stanno finalmente ri-
riacquistare la libertà. scoprendo figure che, pur dimenticate dalla Storia, in
Il Capitano Domenico Pallavicini pagò quindi dura- quel periodo riuscirono a compiere gesti eroici – anche
mente il suo zelo, la sua onestà, la sua dedizione al do- se talvolta vani – a difesa dei diritti costituzionali, allora
vere. La sua scelta, pur se essenziale al chiarimento delle garantiti dal vigente Statuto Albertino, e della libertà.
responsabilità, non consentì di giungere ad una sanzione Giancarlo Barbonetti
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO IV 61