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PAGINE DI STORIA
Una nostra Brigata aveva, al giorno fatto, iniziato un movimento. Il nemico l’avvertì e sulle indicazioni di
un draken sparava e martellava inesorabilmente la Brigata. Era già stato richiesto l’intervento di velivoli da
caccia che, recatisi sul posto, nulla poterono fare poiché il draken si abbassava e si alzava quel tanto che bastava
per poter efficacemente dirigere i tiri, ed essere nel contempo protetto da terra, dalle artiglierie e dalle mitra-
gliatrici. Interviene allora il comando d’armata che ordina l’abbattimento del draken a qualunque costo e, per
tale audacia, e sacrificio, designa Ancillotto. Ancillotto, che si era distinto in tali abbattimenti, aveva un
piccolo apparecchio antiquato sul quale erano applicati dei fusi incendiari da lanciarsi. Chiama a scortarlo dei
fidi compagni, parti dei quali hanno il compito di seguirlo alti e d’uno di stargli vicino. (Cabruna n.d.r.).
I due apparecchi penetrano le linee nemiche a quota bassissima. La sorpresa non riesce, poiché l’azione prece-
dente dei caccia manteneva guardinghi ed accorti gli Austriaci. Tutte le batterie, quasi contemporaneamente,
sconvolgono e producono una barriera infernale lungo il passaggio dei due velivoli. Ogni speranza è perduta:
l’ultimo sforzo di volontà si affida al destino.
Inutile tentare di perdere quota perché già inchiodati vicino a terra; vano disporsi a cambiare rotta per di-
sturbare le artiglierie nei loro calcoli di tiro. Ovunque attorno è schianto di granate.
In questo terribile sforzo che Ancillotto deve compiere per reggere e sorpassare un martellamento che agghiaccia
e ammazza, Ancillotto trova ancora la freddezza di meditare sul da farsi e vincere l’istinto di difesa: subita-
mente si scorgono anche tre apparecchi nemici bassi attorno al draken per proteggerlo nel compito implacabile.
Segno, questo, che l’importanza del compito del draken aveva finito per impegnare a fondo gli Austriaci. Con-
tro tutto questo sta Ancillotto. Egli ben sapeva di trovarsi in uno stato di inferiorità con il suo apparecchio
antiquato, poco veloce, e che l’impianto dei fusi incendiari lo appesantiva e lo diminuiva nella qualità di volo
e di difesa. Impegnato ormai a doverlo a qualunque costo abbattere, pur essendo già vicino, non lancia i fusi
incendiari. Sa che a quella distanza, qualche volta non furono efficaci. Avanza ancora, e, quando lancia si-
multaneamente i sei fusi incendiari, è tanto vicino al draken che il fulminio scoppio investe e attanaglia il suo
apparecchio che sparisce nella vampata. Inghiottito dallo scoppio e dalla fiamma, Ancillotto finisce per uscirne
in avvitamento ed in modo disastroso: ha ciglia e sopracciglia bruciacchiate, l’ala del suo apparecchio è aperta
al centro per lo sforzo e l’urto ed è tenuta ancora assieme dal supporto della mitragliatrice sull’ala. Dopo gli
attimi tragici, nelle condizioni in cui si trovava, l’apparecchio (inevitabilmente sempre imbevuto di olio e
benzina) uscito dallo scoppio e dall’incendio del draken, Ancillotto non pensa ancora a sé. L’apparecchio potrebbe
essere il suo rogo. Egli non può vedere le parti ove può nascondersi qualche piccola fiamma, che la velocità, la
benzina e l’olio posso fulmineamente far divampare. In tale tragico frangente - medio allora non esisteva il
paracadute - non si dispose ad effettuare subito un atterraggio in territorio nemico. Ancillotto invece riesce ad
“assaggiare” e ravvivare ancora il motore e l’elica fedelissimi, e, non solo si riprende a pochi metri sui serventi
a terra ed in fuga dal draken incendiato, ma in tali condizioni pensa ancora a difendersi e ben dirige le visibili
pallottole incendiarie dalla sua malferma e imperfetta mitragliatrice, poverissima di colpi, contro un tenace
caccia nemico accanitosi per finirlo. L’intervento del compagno e dei cacciatori amici dà la possibilità a questo
eroe da leggenda di dirigersi verso casa con l’apparecchio ridotto ad una velocità minima per la resistenza che
facevano l’ala spaccata, i diversi trofei di draken che non potevano essere più gloriosi: uno ne aveva, lungo a
fiamma sul timone che teneva il posto della più commuovente bandiera.
Ernesto Cabruna
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO IV 29