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CRONACHE DI IERI
I militari indigeni
erano sdegnati per la morte dei carabinieri ma da tempo non si
sentivano più al sicuro a causa della scelta del governo
per la grazia di perdonare un uomo che meritava a loro giudizio di
morire. Al termine delle indagini su quell’episodio che
sembrava non avere un movente razionale, nel Colonnello
concessa a un Cerica si formò la convinzione che la verità fosse stata
detta dall’assassino solo nel primo interrogatorio, evi-
connazionale dentemente ancora scosso per il tentativo di linciaggio
al quale si era trovato esposto. La riprova di ciò venne
responsabile annotata dal Cerica nel suo rapporto “… senza dubbio
l’omicida ha avuto un istigatore. La causa sfugge”.
La tesi dell’esistenza di un complice era stata rafforzata
dell’omicidio anche dalla testimonianza di uno dei carabinieri feriti
nell’eccidio, che riferì di aver visto durante gli spari,
di due zaptiè dietro la recinzione del campo, un indigeno che incitava
l’omicida. Anche in questo caso l’ufficiale scriveva: “Del
resto come poteva l’omicida conoscere l’esistenza di uno
zaptiè di nome Mohammed Mohallin, trasferito dal
aveva inizialmente ritenuto il Questore ricredutosi an- Gruppo di Gimma a quello di Mogadiscio, se questo non
ch’egli, a conclusione dei numerosi interrogatori, della si era mai presentato? Probabilmente Mohallin si era in-
bontà della propria tesi. Esclusa anche l’ipotesi della contrato realmente con l’omicida esercitando sullo stesso
carenza di disciplina nel campo, fu presa in considerazione l’istigazione delittuosa.”
un’ulteriore pista investigativa: quella del fanatismo re- Conclusa l’indagine, prima di rientrare al suo comando,
ligioso e dell’odio razziale. A far propendere per que- il Colonnello Cerica rilevò anche altre criticità nella
st’ultima ipotesi era il fatto che, nel corso dei colloqui gestione della Scuola Allievi Zaptiè di Mogadiscio e
avuti dal Cerica con le autorità civili, militari e i capi inflisse così una punizione di otto giorni di arresto al
indigeni, all’ufficiale era stata prospettata la tesi che capitano comandante della compagnia disponendone
l’eccidio non si sarebbe probabilmente verificato se si il successivo rimpatrio in Italia. Il 3 settembre 1938 da
fosse data esecuzione ad una sentenza di morte emessa Addis Abeba il Colonnello Cerica trasmise al vicerè
nei confronti di uno Zaptiè di nome Said Mohamed, d’Etiopia due distinte relazioni. Nella prima raccontò
macchiatosi dell’omicidio di altri due zaptiè e che, no- nei minimi dettagli la vicenda e le indagini effettuate
nostante il parere contrario espresso sia dal comandante per tentare di capire il movente dell’assassino, nella se-
del Gruppo dei Carabinieri che dall’Avvocato militare, conda invece relazionò le ripercussioni sull’ambiente
aveva ricevuto la grazia per l’intervento del Governatore. militare e civile generate da quell’episodio. Le stesse re-
Tale episodio, anche a detta di diversi zaptiè interrogati, lazioni, dopo due giorni, furono trasmesse anche al
aveva minato la serenità e il senso della disciplina e Comando Generale dell’Arma. Il 10 settembre 1938,
della giustizia all’interno del campo. Anche il comandante al termine del processo per la strage dei carabinieri, lo
degli zaptiè, un vecchio graduato con alle spalle più di Zaptiè Mohamed Mur fu fucilato alla schiena.
trent’anni di vita militare, aveva riferito al Colonnello
Cerica che i suoi uomini erano assolutamente mortificati Enrico Cursi
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 2 ANNO III 75