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bollente, vivo, per poi essere successivamente
scuoiato e fritto. Anche in Veneto e nelle valli
del bresciano l’appetito vien mangiando spie-
dini di pettirossi o tordi, che trovano la loro
morte solo dopo lunghe ore di agonia, vittime
di archetti e lacci che ne provocano la fine per
sfinimento, stenti e compressione, mentre i
ghiri non possono dormire sonni tranquilli
perché alcuni trovano che siano gustosi al
forno con le patate, peccato che in realtà ne
sarebbe vietato l’abbattimento.
Dal centro e dal nord scendiamo al sud, in
Calabria, dove si gusta il filetto di scoiattolo e
poi in Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia
dove pur di assaporare un soutè di datteri non si
desiste dal ridurre ad una groviera la costiera,
martellata e trapanata per staccare i frutti del
peccato di gola.
culinarie che implicano anche macabre catture
o preparazioni, come accade in Emilia
Romagna, Abruzzo e Molise dove alcuni con-
sumano il riccio del bosco che non potendo
essere ucciso al momento della cattura, consi-
derata la classica chiusa a palla dell’animale per
difendersi, viene messo direttamente in acqua
Il delfino finito in un boccone
Volgendo l’attenzione agli animali proibiti del
mare, è salita ai “disonori” della cronaca, anche
grazie al servizio televisivo de “Le Iene”, la
notizia che nel litorale laziale si mangiava carne
di delfino, servita dietro parola d’ordine per
evitare che scattassero i controlli delle forze di
polizia.
Ricordiamo, infatti, che pescare delfino e ven-
derlo come merce edibile è vietato. Spesso i
delfini restano impigliati nelle reti, accidental-
mente durante la cattura di altre specie, quali i
tonni, anche in tal caso, però, sarebbe necessa-
rio segnalare l’accaduto alla Capitaneria di
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