Page 5 - Forestale N. 59 novembre - dicembre 2010
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infatti una sintesi fra i vari ordinamenti forestali
degli stati preunitari, alcuni dei quali avevano
peraltro delle legislazioni ed istituzioni molto
avanzate e più antiche di quelle sabaude.
La prima legge forestale
Nel 1877 il nuovo stato liberale dell’Italia unita
promulgò la prima legge forestale che ebbe come
principio la difesa incondizionata del libero eser-
cizio della proprietà privata, riducendo il vincolo
forestale e subordinando l’interesse pubblico a
quello dei cittadini. Padre di questa legge fu il
nuovo ministro dell’Agricoltura del Governo
Depretis, Salvatore Majorana Calatabiano, profes-
sore di economia politica che si ispirava al
liberismo più ortodosso per il quale l’intervento
pubblico sul bosco si limitava all’influenza che
esso poteva avere sul corso delle acque e sulla
consistenza del suolo. Non poco in teoria, ma in © Archivio storico CfS
pratica gli strumenti di protezione erano molto
ridotti e fu così che nei venti anni successivi si Luigi Luzzatti
permise la distruzione di quasi metà dell’intero
patrimonio boschivo nazionale. Lo sfruttamento
economico della foresta aveva preso il soprav- co servizio dove bisogna ubbidire alle leggi
vento. Ma “l’impero della scienza escluderà inflessibili della natura e non ai mutevoli capricci
gradatamente le influenze politiche in un pubbli- delle maggioranze parlamentari”. Circa 30 anni
dopo le profetiche parole di Luigi Luzzatti rivolte
al progetto di una rinnovata amministrazione
forestale precorrevano di un anno lo spirito della
seconda legge forestale del 1910 dai risultati cer-
tamente migliori. Conservazione e sviluppo
cominciavano a convivere. Da una parte il Real
Corpo delle Foreste impegnato nel controllo dei
boschi e dall’altra la nascente Azienda Speciale
per il Demanio Forestale. Si profilavano due
facce di una stessa medaglia che connoteranno il
Corpo per circa cento anni. Dietro, sempre l’im-
pronta di Arrigo Serpieri, convinto sostenitore
della bonifica integrale sostenuta dal regime
fascista ma anche un indomito liberista che seppe
riconoscere la validità dell’intervento statale, in
funzione di un incentivo per i più meritevoli e
sanzioni per gli inetti. Egli non nascose le sue
simpatie per un certo socialismo turatiano.
Riteneva infatti importante il miglioramento fon-
diario che la piccola e media azienda poteva
produrre sostituendosi al latifondo assenteista.
Questi concetti sono ravvisabili nella legge
Prof. Salvatore Majorana Calatabiano Luzzatti sul Demanio Forestale e sull’incremento
della selvicoltura.
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