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gestione faunistica
l’uomo si insedia e considera la na- matismo utilitaristico dei romani la utilizzabili come il legname, i frutti,
tura terra da conquistare, dissodare, trasformò - fu la prima monocoltura la fauna selvatica: come tale va sal-
civilizzare. I fiumi vengono deviati della storia - nel granaio dell’Urbe. vaguardato, gestito, utilizzato con
e la terra cambia faccia. Il selvatico è considerato un an- austera parsimonia. Il bosco è luogo
E così i più recenti studi antropo- tagonista che fa danno e che quindi sacrale che ospita panteistiche divi-
logici e storici sulla caccia ci offro- va distrutto. La caccia è il momento nità, dotato di una sua autonomia spi-
no una lucida interpretazione delle edonistico dello scialo e della dissi- rituale che nella fantasia popolare si
due posizioni contrapposte che an- pazione di una risorsa aleatoria, ap- trasforma in un pantheon di coboldi
cora dividono il nostro universo ve- prezzata per le sue proprietà ali- e folletti. Ogni intervento dell'uomo
natorio: una di matrice romano-giu- mentari, oppure consumata in un è disciplinato da riti ispirati al prin-
daico-cristiana che fonda le città, contesto il più delle volte festoso, cipio: non togliere alla natura quel-
coltiva la terra e cerca, anche con le che non tiene conto della possibilità lo che non puoi ridarle. Ogni atto di-
armi, nuovi mercati. L’ altra, nordi- di un suo sfruttamento razionale. Da struttivo dovrà essere ripagato da un
co-pagana, che vaga nel suo ele- qui nasce il disinteresse degli abi- rito esorcistico. E così, nel solstizio
mento, la selva, alla ricerca di nuovi tanti della città nei confronti della d'inverno, un abete viene adornato e
territori di caccia e che talvolta vi si “res nullius” e l’accanimento degli venerato per ripagare il bosco del ta-
insedia dedicandosi a colture di me- abitanti dei campi nell’appropriarsi glio degli alberi (e col sovrapporsi
ra sopravvivenza. C’è anche chi af- di un bene che nel medioevo sarà in- della cultura cristiana si trasformerà
fronta i mari, ma non come fanno vece difeso dalla nobiltà (di discen- in simbolo del Natale); e così, un ani-
greci e fenici per stabilire fondaci e denza germanico-barbarica). La ri- male ucciso in un’azione di caccia è
aprire mercati o, come i romani, per voluzione francese trasforma la pre- oggetto di atti assolutori come l’of-
difendere i territori conquistati. Lo tesa popolare in diritto. La borghesia ferta del rametto intriso del suo stes-
fa per soddisfare lo stesso spirito no- ottocentesca si introduce in questo so sangue che ancora oggi rientra
made di chi, proveniendo dalle lan- universo rurale trasformando defi- nelle complesse norme della rituali-
de orientali, invade a piedi o a ca- nitivamente l'appropriazione del tà venatoria germanica.
vallo le selve dell’Europa. selvatico in attività sportiva. Sono due atteggiamenti a con-
Per le genti del Mediterraneo, gli Vediamo cosa succedeva in quel- fronto: da una parte, edonismo e dis-
“alunni del Sole”, la caccia rappre- le culture diverse: quelle di origine sipazione, ma anche la pretesa di
sentava un'incursione nella selva, celtica, che già si erano stabilite sui mettere ordine nella selva, di tra-
buio elemento demoniaco di disor- due versanti delle Alpi, e quelle di sformarla in un giardino popolato da
dine, incontrollato e incontrollabile, origine germanica che vivevano nel- animali domestici e di quelle specie
che si contrappone all’“ordine” del le grandi selve che ricoprivano il opportuniste dell’uomo che vivono
campo coltivato, sedotto e reso fer- centro e l’est europeo. Qui il bosco senza produrre danni apprezzabili
tile e rassicurante dai raggi del Sole, non appare mai come il regno della intorno al campo coltivato; dall’al-
divinità paterna e protettiva. La fo- selvaticità trionfante, del disordine tra parte, sacralità e rispetto della sel-
resta va distrutta per far posto ai cam- e della barbarie che ostacolano il la- va, delle sue magie e dei suoi abitan-
pi coltivati. Vi ricordo che la Sicilia voro dell’uomo, ma come entità ri- ti, ma anche sfruttamento razionale
era ricoperta da grandi foreste e che generante. Spazio utile , in grado di delle potenzialità produttive della
i suoi fiumi erano navigabili. Il prag- fornire prodotti economicamente fauna selvatica.
Quando i romani raggiungono le
Alpi, riescono a imporre la loro cul-
tura ai celti, mescolano il loro san-
gue con quello delle donne del luo-
go, tagliano il bosco, coltivano il far-
ro e la vigna. La caccia diventa anche
lì il momento dell’incursione di-
struttiva nel mondo demoniaco, del-
lo svago trasgressivo, della dissi-
pazione, della festa. E questa cultu-
ra, checché se ne dica, è rimasta per
secoli nelle nostre Alpi, tranne in
quelle zone dove si era sovrapposta,
per successive immigrazioni attra-
verso i passi impervi di Resia e del
Brennero, la cultura germanica. E
© Roberto Iezzi mentre grazie a questo tipo di cultu-
ra naturalistica e religiosa la fauna di
montagna (tranne i predatori con-
correnti) continuava a essere par-
Capriolo nel recinto all’interno della riserva naturale statale di Popoli (PE). zialmente presente nelle montagne
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