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cultura e ambiente
LA SIBILLA APPENNINICA
TRA MITO E REALTÀ
La ricostruzione di una storia, il recupero di un passato ancestrale
e leggendario, la giusta riqualificazione naturalistico-culturale
l Parco Nazionale dei Monti Sibillini, pur posse- vari modi Enea Silvio Piccolomini (poi Papa Pio II), Pie-
dendo interessanti connotazioni ambientali, si di- tro Aretino, Caracciolo, Reumont, Peranzoni, Magini,
I stingue fortemente per l’alta valenza antropologica Lalli, Trissino, Leandro degli Alberti, Panfilo, Von Mer-
e l’attrattiva che queste terre hanno storicamente eserci- le, Renzano, e (udite, udite) il marchese De Sade! Non
tato a livello europeo, con l’insita esaltazione del- meno numerosi sono stati i filologi che verso la fine
l’archetipo mistico femminile che dona ad esso una gran- dell’800 e nella prima metà del 900 hanno cercato di com-
de carica di simbolismo e di comunicativa. prenderne la nascita e gli sviluppi, elaborando le teorie
Esistono prove a bizzeffe dell’attenzione di cui il ter- più disparate, rimaste tutte non dimostrate per la man-
ritorio ha goduto presso i circoli culturali dell’intera Eu- canza di prove materiali.
ropa medioevale, fino a rappresentare il motivo ispira- Ha finito così per prevalere il giudizio della leggen-
tore della letteratura cavalleresca continentale (model- da di origine medioevale, espresso anche dal Paolucci, e
lata sui personaggi di Guerrin Meschino, del Tannhauser, il conseguente scetticismo causato dall’abbandono di
di Antoine De La Sale), il riferimento geografico geode- ogni ulteriore tentativo di studio della grotta. In serrata
tico dei Pellegrini colti nel viaggio verso Roma, lo scri- successione vediamo la Sibilla depositaria delle cono-
gno del Graal degli ordini iniziatici-esoterici. Attenzio- scenze e dei riti nella società patriarcale, pacifista e co-
ne che non è scemata neppure in epoca moderna - sono munista di un’arcaica età dell’oro, come ce la suggeri-
citabili parecchi Autori - né in quella contemporanea.
La spiegazione di tanto interesse è forse racchiusa in
questo nome - Sibillini - con la sua carica di ambiguità,
magia e allegoria, sintesi della transizione epocale da un
radicato e connaturato paganesimo alla rivoluzionaria cri-
stianità.
Ma indirizzi letterari e archeologici ci portano addi-
rittura in epoche più remote.
Le tracce dell’incontro di avanzate civiltà pre-roma-
ne si riscontrano intensamente diffuse fin sulle vette più
alte, e tutti gli indizi portano a concludere che le terre del-
la Sibilla Appenninica sono state un crocevia di idee,
scienze e culture in ogni epoca. La montagna della Si-
billa, con la sua caverna, il lago, la forma, la collocazio-
ne centrale rispetto alla penisola italica, fa supporre che
sia stata considerata, nell’antichità piceno-sabino-ro-
mana, un “omphalos”.
Tra i miti delle Sibille quello appenninico fu l’unico
veramente attivo nel Medioevo e capace di sviluppare un
vivace movimento ideologico e letterario. Lo troviamo
protagonista in opere della letteratura cavalleresca ita-
liana ed europea: da “Il Guerrin Meschino” di Andrea da
Barberino, a “Il Regno della Regina Sibilla” di Antoine
De La Sale, “Il Meschino e il Guerriero” di Tullia D’A-
ragona, “Il Tannhauser” musicato da Wagner.
Lo ritroviamo citato nell’“Orlando Furioso” dell’A-
riosto, nel “Morgante Maggiore” del Pulci, nel “De No-
bilitate et Rusticitate” dell’Hemmerlin, nel “Theatrum Arco di Mèta o Arcufù - Natura, storia e tradizioni popolari connotano in ma-
orbis terrarum” dell’Ortel; compare inquietante nei pro- niera simbolica ed esclusiva il paesaggio dei Monti Sibillini, caricandolo di
cessi di stregoneria del Nord Italia. Se ne interessano in una forza ancestrale.
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