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aree naturali protette
di risonanza, una pianta il cui legno è dotato di proprietà provenienti dal Gran Paradiso. Attualmente la popola-
acustiche che lo rendono ottimale per la produzione di zione è costituita da circa 400 esemplari che, talvolta,
strumenti musicali a corda quali violino, viola, violon- vengono avvistati anche all’esterno della proprietà.
cello e contrabbasso. All’interno della Foresta si trova- Non ci fu motivo di effettuare altre reintroduzioni: il
no, inoltre, le due rinomate Riserve Naturali Integrali del cervo (Cervus elaphus L.), scomparso agli inizi del No-
Rio Bianco e Cucco, rispettivamente di 378 e 21 ettari, vecento analogamente a quanto accaduto per i grossi pre-
istituite nell’anno 1975 e successivamente incluse nella datori, ricomparve spontaneamente negli anni Cinquan-
rete europea delle riserve biogenetiche. Entrambe vicine ta. La sua crescita demografica, giunta a più di 1.500 ca-
all’abitato di Malborghetto, sono state create con l’intento pi, ha al contrario consigliato, per i danni provocati alla
di proteggere beni naturali di particolare pregio. In parti- rinnovazione arborea, controllati prelievi selettivi.
colare, la più piccola delle due Riserve racchiude un po- Non mancano alcune consolidate “aree di bramito”
polamento puro di pino nero austriaco di provenienza au- in cui, nel periodo autunnale, i maschi competono per la
striaca (Pinus Nigra var. austriaca). Una piccola nota di conquista del loro “harem”. Se la stessa entità numerica
colore: durante l’annuale Festa degli Alberi, che coinci- viene quasi raggiunta dalla popolazione di caprioli (Ca-
de con l’appuntamento divenuto tradizionale a seguito preolus capreolus L.), abitualmente presenti nelle aree
della recente legge che prevede la messa a dimora di un prative del fondovalle abbandonate dalla zootecnia mon-
albero per ogni bambino che viene al mondo, l’Ufficio di tana ed in fase di imboschimento naturale, non altrettanto
Amministrazione di Tarvisio offre tutta la sua collabora- si può dire per il camoscio (Rubicapra rubicapra L.), pre-
zione alle amministrazioni comunali della Valle, come sente con circa 1.200 capi ed avvistabile prevalentemente
del resto già avveniva in passato. negli ambienti rupestri, che negli ultimi anni si è trova-
to in leggera difficoltà per la diffusione della rogna sar-
Aspetti faunistici coptica: l’evoluzione della patologia è comunque moni-
All’interno della Foresta, giustamente considerata torata costantemente grazie alla collaborazione con l’U-
bandita di caccia, gravita una componente faunistica che niversità di Torino. Negli spazi erbosi di ambito alpino
non teme confronti tanto che, tutta l’area tarvisiana, è ri- si possono trovare la lepre alpina (Lepus timidus L.) e,
tenuta una delle zoocenosi più ricche e varie di tutto l’ar- soprattutto, la marmotta (Marmotta marmotta L.).
co alpino, in questo sicuramente favorita da un sorpren- In particolare, le colonie di quest’ultima sono frutto
dente grado di naturalità e varietà ambientale. di reintroduzioni artificiali che sono risultate determi-
Grazie ad una minore intensità negli ultimi decenni nanti per il ritorno spontaneo di molti predatori ed in par-
nell’uso del territorio ed alla vicinanza con ambienti na- ticolare dell’aquila reale. Tra i Roditori, oltre all’im-
turali d’oltreconfine quasi incontaminati, gran parte de- mancabile e simpatico scoiattolo (Sciurus vulgaris L.),
gli animali, in passato estinti, sono ricomparsi. vi sono numerosi rappresentanti di gliridi, topi e arvico-
L’orso (Ursus arctos) e la lince (Linx linx), ad esem- le. Ma il fiore all’occhiello di questa Foresta è rappre-
pio, entrambi provenienti dalle limitrofe aree di Austria sentato dai tetraonidi che si presentano con una vera e
e Slovenia, sono ricomparsi da pochi lustri dopo che l’o- propria rappresentanza di tutte le specie italiane.
stilità antropica ne aveva praticamente determinato la Dal gallo cedrone (Tetrao urogallus L.), poderoso vo-
scomparsa. L’ultimo esemplare di orso fu infatti abbat- latile di ambienti boschivi e presente con circa 250 cop-
tuto in Valcanale nel 1929 ed i primi nuovi avvistamen- pie, al francolino di monte (Bonasa bonasa L.), più diffi-
ti ebbero luogo all’inizio degli anni Settanta. E se in prin- cile da avvistare perché molto elusivo. Nella fascia di
cipio si trattava di episodici “vagabondaggi”, si è ormai transizione tra il bosco e le praterie alpine è ampiamente
certi che diversi individui risiedano stabilmente nella Fo- diffuso il gallo forcello (Tetrao terix L.). Salendo ancora
resta. Pure la lince, dopo un lungo periodo di assenza, ri- di quota, si giunge nell’ambiente tipico della pernice bian-
comparve alla fine degli anni Ottanta. Non è mai scom- ca (Lagopus mutus Montin), ovvero gli spazi più aperti
parsa, invece, la scaltrissima volpe (Vulpes vulpes L.) dei pascoli alpini. Meritevoli almeno di menzione sono
che, nottetempo, ardisce a spingersi in cerca di cibo lun- pure la coturnice (Alectoris greca Meisner), un fasianide
go le strade e alle periferie dei centri abitati. La lotta al- in sensibile regresso in tutto l’areale della specie ed il pic-
la “rabbia silvestre”, di cui questo animale è un ricono- chio tridattilo (Picoides tridactylus), ormai raro in tutto
sciuto vettore, ne impone una assidua sorveglianza me- l’arco alpino. Diverse specie di rettili ed anfibi chiudono
dico-veterinaria. Un tempo combattuta soprattutto l’ampio panorama faunistico. Molto facile da trovare nel-
mediante la distruzione delle nidiate, è ore tornata a ni- le faggete durante giornate umide e piovose è la sala-
dificare negli ambienti rupestri della zona anche l’aqui- mandra comune (Salamandra salamandra) mentre le nu-
la reale (aquila chrysaetus L.), sebbene con un numero merose pozze degli alpeggi costituiscono l’habitat privi-
ancora piuttosto esiguo di esemplari. In estate si può fa- legiato del tritone alpestre (Triturus alpestris). Il marasso
cilmente avvistare il grifone (Gyps fulvus Hablizl), spe- (Vipera berus) è il serpente più diffuso, peraltro l’unica
cialmente sulle cime orientali delle Alpi Giulie, mentre vipera della Foresta vista l’assenza della vipera del cor-
sosta durante le sue migrazioni tra i Monti Tauri e la Dal- no e della vipera comune, evidentemente motivata da con-
mazia. Per favorirne la sosta, in alcuni siti strategici so- dizioni climatiche troppo rigide per le loro esigenze.
no stati collocati posatoi e carnai. Apartire dal 1978, nel-
le vicinanze del Monte Cacciatore sulle Alpi Giulie, fu- ADOLFO FAIDIGA
rono introdotti alcuni stambecchi (Capra ibex L.) Amministratore della Foresta di Tarvisio
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