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il sacco urbanistico di Palermo, i mercati generali,
l’edilizia. La mafia ha già cambiato pelle anche in Si-
cilia. Ha abbandonato i feudi, declinati sotto i colpi
della crisi agraria e delle lotte contadine, e si è inurbata
perché ora è in città che si concentrano le occasioni
di arricchimento.
Il caso di Vito Ciancimino, noterà la Commissione
Bombe contro i nemici della mafia siciliana: i Carabinieri Antimafia, «è stato l’espressione emblematica di un
(ne morirono in sette nella strage di Ciaculli) e i giornalisti più vasto fenomeno che inquinò negli anni Sessanta
de L’Oradi Palermo. In basso: il Colonnello Carlo Alberto la vita politica e amministrativa siciliana». Qualcosa
Dalla Chiesa a Corleone negli anni Cinquanta del genere era accaduto in America.
Il libro di Puzo esce nel 1969, anno cruciale nella sto-
ria della mafia: a dicembre con la strage di viale Lazio
si accende l’ultima fiammata della guerra tra le cosche
e a Catanzaro si chiude con alcune condanne e varie
assoluzioni il processo alla «nuova mafia». È quella
mafia descritta dalle inchieste di investigatori dallo
sguardo lungo come il Colonnello Carlo Alberto Dalla
Chiesa e come il Tenente Mario Malausa, una delle
vittime di Ciaculli, che sull’inquinamento della vita
pubblica e sugli intrecci con la mafia aveva firmato
vari rapporti. Preziose intuizioni poi sviluppate dal
giudice Cesare Terranova.
Il Padrino stimola certamente l’immaginario collettivo
sul passaggio dalla «tradizione» alla «modernità». Ma
su questo piano Puzo è stato preceduto dalle indagini
Diventa un boss temuto e rispettato. Si dedica al con- della commissione di Estes Kefauver nei primi anni
trollo del contrabbando, del gioco, della prostituzione. Cinquanta, dai romanzi di Leonardo Sciascia Il giorno
La storia è abbastanza nota per ripeterla. I cambia- della civetta e A ciascuno il suo e da coraggiose in-
menti sono in piena evoluzione, la figura del boss chieste giornalistiche. La prima fu quella del giornale
non è più ammantata da un’aura di romantica umanità L’Ora su una mafia che «dà pane e morte».
e con Michael l’organizzazione apre al mercato dei Era il 1958. Ne veniva fuori un quadro sconvolgente
narcotici e diventa più «moderna». E anche più spie- del «sistema» mafioso in evoluzione. E la scalata dei
tata. Le vicende dei Corleone si intrecciano così con nipoti corleonesi di don Vito era descritta in modo
un processo di ricambio generazionale e di metodi così incisivo che la mafia reagì piazzando una bomba
che sembra lo specchio dei cambiamenti che attra- nella tipografia del giornale.
versano Cosa Nostra siciliana. Non bastò a zittire i giornalisti («La mafia ci minaccia,
E non è Puzo a occuparsene, ma la cronaca che rin- l’inchiesta continua», rispose L’Ora) ma servì a se-
corre la prima feroce guerra di mafia scatenata dallo gnalare la sua penetrazione intimidatrice nella società
scontro tra la cosca di Totò Greco e il gruppo di Angelo civile. Proprio come stava accadendo in America, sia
La Barbera, punteggiata dagli attentati con le Giuliette pure in un altro contesto. E come Puzo avrebbe poi
esplosive e culminata con la strage di Ciaculli del raccontato saldando le due sponde dell’Atlantico.
1963: sette militari dilaniati dall’esplosione di un’auto-
bomba destinata ai Greco. Sembrano scene della Chi-
cago dei gangster degli anni Trenta.
L’irruzione sulla scena dei corleonesi di Luciano Liggio
alza la drammaticità dello scontro che ha come obiet-
tivo il controllo dei vecchi traffici (dal contrabbando
al pizzo) e dei nuovi: la droga sull’asse Sicilia-America,
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