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Editoriale


            la produzione alimentare si arricchisca - e risponda così alla domanda
            sempre maggiore di derrate per una popolazione in perenne crescita -
            senza che questo significhi la penalizzazione delle risorse idriche. Per
            conseguire questo obiettivo, certo non secondario, sarà necessario un
            cambiamento d’attitudine e di mentalità, in parallelo con investimenti
            mirati alla modernizzazione delle infrastrutture, alla ristrutturazione
            istituzionale e al miglioramento delle capacità tecniche degli operatori
            sui campi e di chi “gestisce” l’acqua.
               Ai fini della conservazione delle risorse idriche (non sono totalmen-
            te insufficienti, ma non sono neppure infinite) sarà centrale anche la
            conservazione della copertura vegetale del territorio.
               Tutto questo sarà comunque inutile se l’uomo non tornerà ad avere
            la retta coscienza del bene comune, se non riuscirà almeno a percepire,
            se non proprio ad abolire, il discrimine, quella sottile linea che segna il
            confine, tra primato e anonimato, tra scherzo e follia, tra uso e abuso.

































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