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Il sistema delle aree protette per la conservazione della biodiversità
coordinare l’assetto istituzionale relativo alla programmazione, realizza-
zione, sviluppo e gestione dei parchi e delle riserve naturali, ha determi-
nato pertanto una sorta di rivoluzione istituzionale disciplinandone orga-
nicamente gli aspetti normativi e concretizzando la programmazione
globale del territorio in cui gli aspetti naturalistico-ambientali e territoria-
li-urbanistici sono integrati in una visione sistemica e unitaria.
Mancava, infatti, una configurazione unitaria dell’istituto giuridico dei
parchi e riserve che - nell’eterogeneità normativa e amministrativa - si
atteggiava, di volta in volta, al soddisfacimento di interessi diversificati e
modulati in funzione degli scopi preordinati alla loro istituzione: talora
di mera conservazione di alcuni aspetti naturalistici (formazioni geo-
morfologiche e floristiche, fauna), talaltra di sviluppo turistico e socio-
economico delle aree interessate. La disciplina settoriale di protezione
delle aree protette, nella quale confluivano norme internazionali, comu-
nitarie, nazionali e regionali, era priva, infatti, di qualsiasi strumento di
raccordo definitorio e sistematizzato talché dal genus “area protetta” si ri-
tagliavano suddivisioni di specie diverse ciascuna delle quali evidenziava
particolari finalità che si intendevano perseguire (Lettera, 1993).
Muovendo dalle previsioni costituzionali (artt. 9 e 32) la legge qua-
dro intende, di contro, garantire e promuovere, in forma integrata e co-
ordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale
del nostro Paese mirando a contemperare la potenziale conflittualità fra
salvaguardia delle risorse naturalistiche e sviluppo socio-economico.
La legge quadro, infatti, contempla un indissolubile legame tra i valori
naturalistici (conservazione di specie animali, vegetali e forestali, singola-
rità geologiche, formazioni paleontologiche, comunità biologiche, bioto-
pi, processi naturali, equilibri idraulici e idrogeologici, equilibri ecologici)
e quelli antropici (valori scenici e panoramici, prescrizione di metodi di
gestione e restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uo-
mo e ambiente naturale, salvaguardia dei valori antropologici, archeologi-
ci, storici, architettonici e delle attività agro-silvopastorali, promozione di
attività di educazione e formazione scientifico-ambientale, difesa e rico-
stituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici) significandone una loro
integrazione nei limiti di una corretta funzionalità ecosistemica.
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Lo sviluppo e la costituzione di aree protette non rispondono, peral-
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