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Tra questi possono venir elencati: per le selve da legno i diradamenti selettivi
               ed i rinfoltimenti con “selvaggioni” di provenienza locale; per le selve da
               frutto le potature di rimonda e le ripuliture dalla vegetazione concorrente,
               oggi  tra  l’altro  sempre  più  meccanizzabili  anche  mediante  l’uso  di  robot
               radiocomandati. A questi interventi devono affiancarsi specifiche azioni di
               conservazione e valorizzazione delle principali varietà da frutto e da legno
               autoctone  antiche,    arrivate  sino  a  noi  in  particolare  grazie  alla  loro
               longevità,  mediante  realizzazione  e  cura  di  arboreti  clonali  o  di
               conservazione e di nuovi rimboschimenti, assicurando nel contempo la lotta
               fitosanitaria che in presenza degli effetti diretti (ad esempio stress idrico e
               differita maturazione dei frutti) e indiretti (maggiore virulenza dei patogeni)
               dovuti  al  cambiamento  climatico  si  concentra  in  prevalenza  su  quella
               biologica  e  integrata.  Esempi  di  tale  lotta  sono  quelli  contro  il  cinipide
               galligeno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu) mediante impiego di Torymus
               sinensis  Kamijo,  contro  il  cancro  corticale  (Cryphonectria  parasitica  Murril)
               mediante  utilizzo  di  ceppi  ipovirulenti  e  contro  il  mal  dell’inchiostro
               (Phytophthora  cambivora  Buisman)  con  utilizzo  di  ammendanti  fungicidi
               capaci di indurre meccanismi di resistenza da implementare con l’azione di
               funghi antagonisti (Trichoderma spp.). Ma la conservazione della biodiversità
               castanicola si attua inoltre attraverso la difesa dei “grandi alberi”, attività
               quest’ultima prevista, in tutta Italia, Sardegna compresa, in particolare dalla
               Legge  14  gennaio  2013,  n.  10  –  Norme  per  lo  sviluppo  degli  spazi  verdi
               urbani e dal successivo Decreto Ministeriale (MiPAAF) 23 ottobre 2014. Per
               il pregio legato a un insieme di fattori peculiari, quali l’età e le dimensioni,
               la forma e il portamento, la rarità botanica, l’architettura vegetale, i valori
               paesaggistici,  ecologici,  nonché  storici,  culturali  e  religiosi,  numerosi
               individui  in  Sardegna  sono  inseriti  nell’Elenco  nazionale  degli  alberi
               monumentali. L’Ogliastra in particolare, tra tutte le province della Sardegna,
               vanta il maggior numero di grandi alberi iscritti in Elenco che non solo per i
               valori  anzidetti,  ma  più  propriamente  per  quelli  biologici,  ecologici  e
               genetici, oggi si connotano quali enormi risorse di biodiversità meritevoli di
               protezione assoluta finalizzata alla conservazione (Giannini e Susmel, 2005;
               Puxeddu, 2021).




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