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Fame nel mondo e opzione OGM



            mento di mentalità, il fatto che l’agricoltura ritorna a essere un fattore
            centrale, essenziale, dopo il periodo caratterizzato in occidente, dalla  FOCUS
            sua sottovalutazione.
               In primo luogo bisogna abolire l’uso di derrate alimentari per produr-
            re biodiesel, impiegando invece gli scarti di tutte le colture. Infatti i pro-
            dotti agricoli devono fornire cibo per l’uomo, non “alimenti” per le
            macchine. In secondo luogo sarebbe opportuno ridurre nei paesi indu-
            strializzati, specie quelli del nord del mondo, il consumo della carne
            nella dieta per evitare il costante aumento del bestiame da macello col
            conseguente uso delle derrate come mangimi. Inoltre si deve sviluppare
            la ricerca agricola sui sistemi di gestione integrata delle colture, basata
            sul risparmio energetico e sulla riduzione dell’uso di prodotti agrochi-
            mici e di acqua. Infine gli esperti si dovrebbero impegnare a informare
            sulle reali opportunità offerte dalle colture transgeniche, senza illudere
            con un cinico marketing pseudoumanitario, sfruttando la fame e la
            povertà dei popoli dei paesi in via di sviluppo con l’obiettivo di spon-
            sorizzare gli OGM ai soli fini di profitto economico. Naturalmente non
            va poi trascurata l’importantissima lotta ai fenomeni speculativi che stanno
            alienando le fonti primarie di sostentamento per l’uomo. Più in genera-
            le, poi, bisogna aiutare la crescita di economie agricole autocentrate nei
            paesi in via di sviluppo, cioè focalizzate prioritariamente sui bisogni e le
            necessità locali, investendo su progetti che consentano l’accesso all’ac-
            qua e all’energia, introducendo attrezzature e tecnologie non troppo
            sofisticate, favorendo la ricerca autoctona, come quella per il riso Neri-
            ca. L’obiettivo, in prospettiva, è quello di una almeno parziale autosuffi-
            cienza alimentare, così da non dipendere dalla eventuale sovrapprodu-
            zione dei Paesi industrializzati, come gli USA. Inoltre non dobbiamo
            dimenticare che in certe aree del nostro pianeta è necessario avviare e
            sostenere un processo di accesso alla proprietà della terra coltivabile per
            molte famiglie che non dispongono nemmeno di questo elemento di
            base. Seppur in termini e modalità differenti, a seconda degli ambienti
            dove si vuole operare, è necessario iniziare una battaglia contro la deru-
            ralizzazione planetaria. L’agricoltura non è solo una realtà economica,
            non può diventare un’appendice dell’industria, perdendo le sue specifi-
            cità e la sua ricchezza. In questa strategia d’insieme va inserita anche una  Anno
            strenua difesa della agrobiodiversità, sempre più a rischio, dove va anche
            tutelato il “diritto di proprietà” delle culture indigene sulle loro piante.  IV
            Infatti talora alcune multinazionali sottraggono (forse sarebbe meglio      -
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