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LINGUAGGIO VIOLENTO E PAROLE D’ODIO




                    Inoltre che le discussioni più pericolose sono quelle con una maggiore
               durata e scurrilità.
                    La divulgazione dei discorsi d’odio trova un’ulteriore frequenza attraverso la
               rete e la connessione nei vari social e canali virtuali. La tecnologia ha il grande pote-
               re di inglobale la persona dietro lo schermo, conducendola dentro a un mondo
               non percettibile ma fascinoso, uno spazio infinito e con possibilità proibite, che
               coinvolgono e trasportano l’uomo a condurre comportamenti al limite della lega-
               lità, spesso nemmeno tenuta in considerazione proprio perché non avvertita.
                    I media svolgono il grande potere di addestramento delle persone e quindi
               di riflesso della società di cui fanno parte, riproducendo poi nella vita reale ciò
               che è stato assimilato tramite il loro uso.
                    I dispositivi di comunicazione digitale racchiudono anche la forza di tra-
               sportare tutta l’esperienza relazionale all’interno di piattaforme social costruite
               con l’intenzione di aumentare l’interazione tra gruppi e persone. Il contatto
               digitale all’interno dei social, oltre a divulgare informazioni, fake e tanto altro,
               si trasforma nell’azione accelerativa della trasmissione di offese e atti aggressivi,
               moltiplicando a dismisura non solo gli effetti, ma anche la platea di spettatori
               che ne prendono coscienza.
                    Nella rete si assiste a una mancanza di separazione con la persona perché
               diventa raggiungibile in ogni momento, la scansione del tempo perde di valore
               in quanto non c’è un inizio e una fine.
                    Le connessioni digitali creano modalità di parole odiose e insidiose che
               spesso fanno nascere turbamenti negli adolescenti, ma non solo, ciò si è visto
               anche nelle persone adulte.
                    Nelle aggressioni verbali sui social si nota informalità espressiva, trasporto
               nei pregiudizi, modalità automatica di condotta, facilità di esecuzione e man-
               canza del senso di responsabilità.
                    Il digitale si trasforma quindi in un canale di odio e di prepotenza verbale,
               perché “l’altro” crea fastidio, crea un’opportunità di dare sfogo al peggio del
               peggio, tanto nella piazza virtuale degli insulti si è convinti che “valga tutto”
               senza limiti o timori.
                    All’interno di questa rete di odio espressivo nessuno viene risparmiato,
               che sia bambino o anziano, tutto assume il potere del dire e fare ciò che si vuole.
               Commenti di genere sessista, etnico, religioso e razziale, fanno da padrone nella
               scena virtuale. L’istigazione alla violenza e a commettere atti violenti è all’ordine
               del giorno, creando i presupposti di un reato. Inoltre vi è la libertà di opinione
               che viene confusa con la possibilità di offesa, ingiuria e diffamazione nei con-
               fronti di persone e gruppi.


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