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LINGUAGGIO VIOLENTO E PAROLE D’ODIO
Un percorso verbale che è per la vittima un’altalena di emozioni, che rende
difficile riuscire a trovare punti di rottura e di fermo, proprio perché aggressivi
e destabilizzanti della natura emotiva della persona.
Il disprezzo e la derisione risultano essere due componenti molto forti
anche nella espressione verbale fredda, in quanto sono spesso rivolte non solo
con odio, ma anche con intensità comunicativa del non verbale.
Entrambi i comportamenti se inflitti a bambini, ragazzi, giovani, ma anche
ad anziani e disabili, hanno un potere pregnante molto forte, in quanto tutte
queste categorie vivono passaggi psicologici delicati dovuti all’età e alla crescita.
Se poi le parole odiose vengono espresse davanti a un pubblico di spetta-
tori (ad esempio pensiamo i ragazzi a scuola, le donne durante le loro commis-
sioni o gli anziani al supermercato ecc.) ecco che la compiacenza dei testimoni
che non rispondono o prendono le difese, assume un carattere ancora più
sprezzante, subdolo e violento. In quel preciso momento è come se la società
dichiarasse apertamente “te lo meriti, va bene così”. All’interno di questo aspet-
to si chiude l’ultimo atto del delitto pronunciato con la parola, l’espressione di
indifferenza è il colpo di grazia sulla vittima.
Un altro tratto meritevole di riflessione è la derisione durante il linguaggio
odioso, che si autoimpone nella condizione di sapere, regalandosi il diritto di
prendere in giro e farsi beffe di qualcuno, una cattiveria rivolta spesso a colpire
fattori esterni come, ad esempio, il modo di vestire, oggetti o modi di fare della
persona. Spesso quello che conta è porre la vittima non solo in imbarazzo
davanti ai possibili spettatori, ma anche stuzzicarla e umiliarla, destabilizzando-
la, colpendola anche nella sua identità o età, renderla motivo di disapprovazio-
ne. A volte le parole odiose vengono utilizzate facendo poco rumore, in modo
strategico e con allusioni, senza rendersi conto del momento in cui è veramente
cominciata la comunicazione violenta.
L’effetto distruttore delle parole odiose deriva dalla ripetizione di ingiurie
d’odio e dal reiterare delle aggressioni verbali apparentemente insignificanti, ma
che risultano continue, senza fine, come non trova fine il pensiero distruttore
che scatena tale comunicazione. Diventa così una situazione destinata a implo-
dere negli individui, riducendola a essere figuratamente parlando un delitto per-
fetto.
Le minacce fanno in modo di manipolare il pensiero della persona, stabi-
lendo un’asimmetria tra le parti che influenza il soggetto debole ricevente
l’odio. Nelle prese in giro vi è spesso une discreta componente cinica oltre che
il piacere di scatenare polemica, partecipazione o approvazione da parte degli
spettatori.
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