Page 287 - Rassegna 2024-4_1
P. 287

LINGUAGGIO VIOLENTO E PAROLE D’ODIO




                    Un percorso verbale che è per la vittima un’altalena di emozioni, che rende
               difficile riuscire a trovare punti di rottura e di fermo, proprio perché aggressivi
               e destabilizzanti della natura emotiva della persona.
                    Il disprezzo e la derisione risultano essere due componenti molto forti
               anche nella espressione verbale fredda, in quanto sono spesso rivolte non solo
               con odio, ma anche con intensità comunicativa del non verbale.
                    Entrambi i comportamenti se inflitti a bambini, ragazzi, giovani, ma anche
               ad anziani e disabili, hanno un potere pregnante molto forte, in quanto tutte
               queste categorie vivono passaggi psicologici delicati dovuti all’età e alla crescita.
                    Se poi le parole odiose vengono espresse davanti a un pubblico di spetta-
               tori (ad esempio pensiamo i ragazzi a scuola, le donne durante le loro commis-
               sioni o gli anziani al supermercato ecc.) ecco che la compiacenza dei testimoni
               che  non  rispondono  o  prendono  le  difese,  assume  un  carattere  ancora  più
               sprezzante, subdolo e violento. In quel preciso momento è come se la società
               dichiarasse apertamente “te lo meriti, va bene così”. All’interno di questo aspet-
               to si chiude l’ultimo atto del delitto pronunciato con la parola, l’espressione di
               indifferenza è il colpo di grazia sulla vittima.
                    Un altro tratto meritevole di riflessione è la derisione durante il linguaggio
               odioso, che si autoimpone nella condizione di sapere, regalandosi il diritto di
               prendere in giro e farsi beffe di qualcuno, una cattiveria rivolta spesso a colpire
               fattori esterni come, ad esempio, il modo di vestire, oggetti o modi di fare della
               persona.  Spesso  quello  che  conta  è  porre  la  vittima  non  solo  in  imbarazzo
               davanti ai possibili spettatori, ma anche stuzzicarla e umiliarla, destabilizzando-
               la, colpendola anche nella sua identità o età, renderla motivo di disapprovazio-
               ne. A volte le parole odiose vengono utilizzate facendo poco rumore, in modo
               strategico e con allusioni, senza rendersi conto del momento in cui è veramente
               cominciata la comunicazione violenta.
                    L’effetto distruttore delle parole odiose deriva dalla ripetizione di ingiurie
               d’odio e dal reiterare delle aggressioni verbali apparentemente insignificanti, ma
               che risultano continue, senza fine, come non trova fine il pensiero distruttore
               che scatena tale comunicazione. Diventa così una situazione destinata a implo-
               dere negli individui, riducendola a essere figuratamente parlando un delitto per-
               fetto.
                    Le minacce fanno in modo di manipolare il pensiero della persona, stabi-
               lendo  un’asimmetria  tra  le  parti  che  influenza  il  soggetto  debole  ricevente
               l’odio. Nelle prese in giro vi è spesso une discreta componente cinica oltre che
               il piacere di scatenare polemica, partecipazione o approvazione da parte degli
               spettatori.


                                                                                         39
   282   283   284   285   286   287   288   289   290   291   292