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LIBRI
Mario Caligiuri, Giangiuseppe Pili
Intelligence studies. Un’analisi comparata tra l’Italia
e il mondo anglo-americano
Rubbettino editore, 2020, pagg. 224, euro 16,00
La collana del “Laboratorio sull’intelligence”
dell’Università della Calabria è una delle poche, nel
panorama bibliografico e accademico italiano, a essere
contestualmente scientificamente valida e a trattare,
con precisione e ricco approfondimento, l’ambito degli
studi sull’intelligence. L’opera “Intelligence studies. Un’analisi
comparata tra l’Italia e il mondo anglo-americano”, del
Direttore di quella collana, e del giovane studioso sardo
Giangiuseppe Pili, è l’ultima in ordine cronologico e
cerca di mettere un punto (o meglio due) nell’ambito
degli studi italiani e anglosassoni del genere.
Nel cercare, infatti, di portare a termine un’analisi comparata italo-anglosassone,
ci si rende immediatamente conto dell’enorme disparità accademica e scientifica
nello studio dell’intelligence. Una formazione scientifica comunque strutturata e un
“mondo culturale” che gli ruota attorno, ancorché con alcune pecche e lacune,
quella anglosassone, un insieme di iniziative spesso slegate tra loro e difficilmente
focalizzate sul “sistema intelligence”, quello italiano.
Ecco allora l’esigenza, risolta nella prima parte dell’opera, di descrivere, detta-
gliatamente (quasi ci trovassimo in un “open day” universitario), tutta l’offerta for-
mativa che può astrattamente essere riconducibile allo studio degli intelligence, tra
corsi di laurea, master e dottorati (e le adiacenze scientifiche quali iniziative cultu-
rali e collane editoriali) scoprendo che, con rarissimi casi, non esistono corsi strut-
turati in intelligence studies (a differenza dei paesi anglosassoni) bensì corsi sostanzial-
mente affini (es. cybersecurity, criminologia, intelligence economica). In questo la
necessaria multidisciplinarietà della materia viene, però, a essere diluita in altri set-
tori, con il risultato di un’assenza di visione prospettica.
Una mancanza evidentemente sentita e che avrebbe bisogno di essere sanata
perché evidenzia l’arretratezza che il mondo accademico italiano ha rispetto a quel-
lo estero e che, probabilmente, impedisce lo sviluppo, generalizzato e coeso, di
dibattiti dottrinali in materia.
Molto diversa, invece, la situazione anglosassone. Qui, essendo le strutture acca-
demiche già sviluppate (ancorché ancora “giovani”), le problematiche sugli “intel-
ligence studies” sono già sul piano dottrinale. La seconda parte dell’opera si occupa
proprio di fare un punto su alcuni dei principali filoni di studio. L’analisi insiste,
dopo un veloce excursus sugli autori e docenti maggiormente rappresentativi del
mondo accademico in materia (e per il novanta per cento appartenenti ad istituzio-
ni scientifiche statunitensi o britanniche), sulla volontà di far emergere gli intelligence
studies come materia di studi autonoma che necessita quindi di presupposti e fon-
damenti comuni, specialmente filosofici (e in questo non si può dimenticare, nel
leggere, la formazione filosofica di Giangiuseppe Pili) a partire da una definizione
unanimemente condivisa di intelligence che, in modo piuttosto anomalo, in realtà
non c’è ancora.
Lo studio dell’intelligence si basa ancora eccessivamente su analisi empiriche di
attività concretamente poste in essere dalle agenzie deputate all’intelligence.
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