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DOTTRINA
Sebbene, dunque, per un verso, si registri l’evoluzione della sensibilità col-
lettiva, per l’altro, risulta ancora diffusa una modalità educativa imperniata sui
concetti di genere dominante e coazione di genere. Un fenomeno che ha radici
culturali basate su rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi.
La coazione di genere nei confronti delle donne assume nei fatti dei livelli
particolarmente intensi in quanto al sesso femminile è affidato un ruolo carat-
terizzato da forti elementi di subalternità sociale ed economica nei confronti del
sesso maschile. La violenza di genere, intesa come violenza diretta contro una
persona a causa del suo genere, di conseguenza, non solo è spesso socialmente
accettata, ma è istituzionalizzata come forma di estrinsecazione del dominio del
genere maschile dominante .
(2)
Eppure, com’è stato affermato sin dalla Conferenza di Pechino del 1995 ,
(3)
i diritti delle donne sono diritti umani nel significato più pieno del termine. La
violenza di genere deve considerarsi una violazione dei diritti fondamentali
delle donne, di conseguenza, gli Stati hanno l’obbligo di garantire alle donne
una vita libera da ogni forma di violenza.
Ciò, è stato ribadito anche nel programma dell’Agenda 2030 , dove nella
(4)
sezione dedicata all’obiettivo numero cinque è stato evidenziato che la parità di
genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma è la condizione necessa-
ria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. A tal fine, occorre eliminare
ogni forma di violenza e discriminazione nei confronti di donne e bambine, sia
nella sfera privata sia in quella pubblica.
Occorre, in particolare, garantire alle donne una vita libera da ogni forma
di violenza, impegnandosi ad osservare il cosiddetto “obbligo delle 5 P”:
(2) In questi termini v. FABRIZIO FILICE, Diritto penale e genere, in Dir. pen. cont., 29 settembre 2019.
(3) La Conferenza di Pechino del 1995 è la quarta di una serie di conferenze mondiali sulle
donne organizzate dalle Nazioni Unite che hanno contribuito a far diventare il tema della
marginalizzazione delle donne nell’ambito dei diritti umani e la causa dell’uguaglianza fra i
sessi uno dei punti prioritari delle agende internazionali, aprendo un dialogo su base mon-
diale su un insieme di obiettivi comuni per promuovere lo sviluppo femminile e garantire un
esteso e universale impegno a favore della lotta alla violenza contro le donne (riconosciuta,
in talune circostanze, come questione rilevante anche sul piano internazionale penale, e
ricondotta nell’ambito del diritto penalistico internazionale e del diritto umanitario). Al
riguardo, si è evidenziato che la Dichiarazione e la Piattaforma di azione adottati alla Quarta
Conferenza mondiale dell’ONU sulle donne, costituiscono uno spartiacque nella politica
delle donne sul piano istituzionale. La Conferenza di Pechino raccoglie - nei documenti che
impegnano gli Stati, i Governi, le forze economiche, sociali politiche e culturali - le novità
più significative dei movimenti delle donne, soprattutto le elaborazioni del femminismo del
sud del mondo, incentrate sulla valorizzazione della differenza di genere come leva per una
critica alle forme attuali dello sviluppo e della convivenza sociale.
(4) L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta
e la prosperità. Il Piano è stato sottoscritto il 25 settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi mem-
bri dell’ONU. Individua 17 obiettivi che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030.
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