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L’ampio dettato penale internazionale a difesa del patrimonio culturale
mondiale, sostenuto da alcune Convenzioni multilaterali tra Stati, ha spesso
consentito - in situazioni di conflitto bellico, terremoti ed altre catastrofi
ambientali - di proteggere significativamente i beni artistici dalle minacce della
distruzione e da quella della sparizione. Tra l’altro l’Italia, che detiene gran parte
del patrimonio artistico e storico mondiale, non poteva non assicurarsi la dispo-
nibilità di forze specializzate, con specifiche competenze nella difesa del pro-
prio capitale culturale, capaci di intervenire nei diversi scenari nazionali ed inter-
nazionali: mi riferisco alle Unità del Comando Carabinieri per la Tutela del
Patrimonio Culturale.
Tutt’altro argomento, ma non meno stimolante, ci propone il Tenente
Colonnello Giuseppe Amato. Dopo un breve excursus storico, il tema dello scrit-
to si concentra sulle politiche di strategia militare adottate dai Governi per
garantire la propria difesa territo riale attraverso un tacito compromesso con il
“nemico”. Negli anni più recenti, la ricerca e la sperimentazione missilistica,
nonché il possesso di un adeguato sistema di difesa aerea, continuano a rappre-
sentare l’arma migliore per riaffermare la propria potenza bellica, la supremazia
militare ed il controllo del territorio.
Voltando pagina, il Procuratore militare Antonio Sabino, come d’abitudine,
arricchisce le tematiche della “Giustizia militare” con l’esame di due rilevanti
pronunce della Suprema Corte: una sul reato di ubriachezza in servizio, l’altra
sull’ammissibilità, anche in fase di appello, dell’acquisizione agli atti del processo
della richiesta di procedimento. Nello specifico, la prima sentenza restringe la
configurabilità dell’ubriachezza in servizio, equiparata all’assunzione di sostanze
stupefacenti, ad un novero di caratteristiche che delimitano i servizi a cui il pre-
cetto si riferisce in ordine al rapporto tra la nozione di “servizio comandato” e
“servizio regolato da consegne”. Dal secondo verdetto della Cassazione sul
diritto processuale emerge, in sintesi, che la richiesta di procedimento è atto che
il giudice d’appello può acquisire nel fascicolo del dibattimento.
Nella circostanza, segnaliamo con piacere che tutti i preziosi contributi sin
qui offerti dal Dottor Sabino e da vari esponenti della Magistratura militare
sono stati raccolti nel supplemento al corrente numero, quale preziosa selezione
di commenti a specifiche enunciazioni della Suprema Corte e strumento di spe-
cifica consultazione.
Il Colonnello Fausto Bassetta prosegue i nostri approfondimenti con la
quinta parte del commento sulle norme tratte dal Codice dell’Ordinamento
Militare, concernenti i “Requisiti generali per il reclutamento”.
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