Page 8 - Rassegna 2020-1
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L’ampio dettato penale internazionale a difesa del patrimonio culturale
             mondiale,  sostenuto  da  alcune  Convenzioni  multilaterali  tra  Stati,  ha  spesso
             consentito  -  in  situazioni  di  conflitto  bellico,  terremoti  ed  altre  catastrofi
             ambientali - di proteggere significativamente i beni artistici dalle minacce della
             distruzione e da quella della sparizione. Tra l’altro l’Italia, che detiene gran parte
             del patrimonio artistico e storico mondiale, non poteva non assicurarsi la dispo-
             nibilità di forze specializzate, con specifiche competenze nella difesa del pro-
             prio capitale culturale, capaci di intervenire nei diversi scenari nazionali ed inter-
             nazionali:  mi  riferisco  alle  Unità  del  Comando  Carabinieri  per  la  Tutela  del
             Patrimonio Culturale.
                  Tutt’altro  argomento,  ma  non  meno  stimolante,  ci  propone  il  Tenente
             Colonnello Giuseppe Amato. Dopo un breve excursus storico, il tema dello scrit-
             to  si  concentra  sulle  politiche  di  strategia  militare  adottate  dai  Governi  per
             garantire la propria difesa territo riale attraverso un tacito compromesso con il
             “nemico”. Negli anni più recenti, la ricerca e la sperimentazione missilistica,
             nonché il possesso di un adeguato sistema di difesa aerea, continuano a rappre-
             sentare l’arma migliore per riaffermare la propria potenza bellica, la supremazia
             militare ed il controllo del territorio.
                  Voltando pagina, il Procuratore militare Antonio Sabino, come d’abitudine,
             arricchisce le tematiche della “Giustizia militare” con l’esame di due rilevanti
             pronunce della Suprema Corte: una sul reato di ubriachezza in servizio, l’altra
             sull’ammissibilità, anche in fase di appello, dell’acquisizione agli atti del processo
             della richiesta di procedimento. Nello specifico, la prima sentenza restringe la
             configurabilità dell’ubriachezza in servizio, equiparata all’assunzione di sostanze
             stupefacenti, ad un novero di caratteristiche che delimitano i servizi a cui il pre-
             cetto si riferisce in ordine al rapporto tra la nozione di “servizio comandato” e
             “servizio  regolato  da  consegne”.  Dal  secondo  verdetto  della  Cassazione  sul
             diritto processuale emerge, in sintesi, che la richiesta di procedimento è atto che
             il giudice d’appello può acquisire nel fascicolo del dibattimento.
                  Nella circostanza, segnaliamo con piacere che tutti i preziosi contributi sin
             qui offerti dal Dottor Sabino e da vari esponenti della Magistratura militare
             sono stati raccolti nel supplemento al corrente numero, quale preziosa selezione
             di commenti a specifiche enunciazioni della Suprema Corte e strumento di spe-
             cifica consultazione.
                  Il Colonnello Fausto Bassetta prosegue i nostri approfondimenti con la
             quinta  parte  del  commento  sulle  norme  tratte  dal  Codice  dell’Ordinamento
             Militare, concernenti i “Requisiti generali per il reclutamento”.



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