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In sequenza, la dottoressa Valentina Vattani - Consigliere del Ministro
dell’Ambiente per le procedure di controllo sui rifiuti - e il Tenente Marta
Simonetti, Ufficiale frequentatore del 1° Corso di Formazione per Ufficiali del
Ruolo Forestale, affrontano il crescente e drammatico fenomeno degli incendi
nei depositi e nei siti di stoccaggio e di gestione dei rifiuti. Dietro questi eventi,
cresciuti in modo esponenziale negli ultimi anni, nell’ambito dei quali si cela
sempre più spesso il crimine organizzato, c’è soprattutto un sistema di esercizio
dei rifiuti che dimostra tutte le sue gravissime criticità. La Commissione
Ecomafie ha evidenziato come il problema degli incendi abbia sinora riguarda-
to, maggiormente, i siti del Nord Italia, così da suggerire una concentrazione
mirata dei controlli e dei monitoraggi secondo un piano coordinato e continuo.
Le autrici hanno fornito un contributo prezioso alla ricognizione dei fenomeni
della peculiare specie, prendendo nota anche degli obblighi in essere a carico dei
gestori delle aree di stoccaggio, in particolare, per ciò che concerne la predispo-
sizione di Piani di emergenza interni ai fini della tutela dei rischi per la salute di
quanti possano essere coinvolti in eventi critici, mentre restano nelle competen-
ze dei Prefetti le procedure e la programmazione delle misure esterne di emer-
genza nell’area di prossimità.
L’inquinamento acustico è solo apparentemente un fastidio minore; ma la
difesa del disturbo da rumore, di cui al precetto dell’articolo 659 c.p., è esigenza
per nulla secondaria, così come viene ad argomentare, nella medesima chiave
degli articoli precedenti, l’approfondimento del Dottor Angelo Converso. Già
il primo intervento di Polizia giudiziaria è suscettibile di generare notizia di
reato, atteso che alcuni soggetti possano sentirsi danneggiati dal rumore, da
vibrazioni e da altre, concomitanti circostanze che, per intensità e continuità,
possono insidiare l’integrità psicofisica delle persone esposte. Indubbiamente, è
un “territorio” difficile da esplorare e, soprattutto, da replicare in modo adegua-
to per i necessari riscontri. Pur tuttavia, questo contributo ci avvicina al feno-
meno e ai paradigmi di riferimento.
Ci trasferiamo, con la successiva rubrica delle “Prospettive Europee”, ad un
tema tecnico, di carattere specialistico, ossia quello concernente la disciplina del
mandato di arresto europeo, curato in un’approfondita analisi dal Vice Avvocato
Generale dello Stato Gabriella Palmieri e dal Dott. Fabio Catini, stagista presso
il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il richiamato
strumento di cooperazione giudiziaria, sia dal punto di vista operativo, sia da
quello contenutistico, si è rivelato, per gli Stati dell’Unione, una rapida ed efficace
soluzione per arginare, in modo unitario, anche l’incremento della criminalità
transfrontaliera e del terrorismo internazionale. Al di là della giusta soddisfazio-
ne per quanto si è realizzato in ambito europeo, il lavoro registra, con esemplare
equilibrio di giudizio, le non poche problematiche che permangono nell’opera-
tività del principio del mutuo riconoscimento. I principali aspetti ostativi sono da
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