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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI
Ancora oggi vi sono protagonisti e osservatori della vita pubblica emiliana
che appaiono increduli e in fondo diffidenti, talora irritati, di fronte a questa
prospettiva. Che appare in effetti come ossimoro sociologico, sfida alla storia
delle mentalità e dei processi di civilizzazione. Eppure la ‘ndrangheta calabrese,
attraverso uno dei suoi clan più agguerriti, i Grande Aracri di Cutro, ha messo
radici proprio in una provincia simbolo della civiltà emiliana, quella di Reggio.
E lo ha fatto attraverso una progressione non rumorosa, ma che sarebbe diffi-
cile definire totalmente silenziosa.
I segni di quanto stava avvenendo, in effetti, come si cerca di ricordare in
questo articolo, si sono accumulati nel tempo. Ma sono stati rimossi o sottova-
lutati per ragioni che qui si richiameranno. Come è accaduto in altre regioni del
Nord , forse partendo da una presunzione di immunità che aveva motivazioni
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ancora più forti che altrove, e che è possibile riassumere nel concetto di “mito
emiliano”.
La ricerca di cui vengono qui presentati i tratti salienti entra nel vivo di
questi processi e di queste contraddizioni. Essa può essere considerata a suo
modo “esemplare”, e sotto più aspetti. In primo luogo per il suo oggetto, ricco
di peculiarità proprie, specie con riferimento al rapporto tra mafia e ambiente
sociale, che saranno al centro dell’articolo. In secondo luogo per il committente,
anch’esso significativo. Ad averla voluta è infatti proprio uno dei protagonisti
storici e simbolici della vita economica emiliana, ossia Lega Coop Emilia Ovest.
Essa va vista, sotto questo profilo, come il segno di un allarme, di una preoc-
cupazione profonda nata all’interno del giovane gruppo dirigente della Lega
Coop locale circa la deriva assunta dal celebre modello emiliano.
Preoccupazione che su un piano più generale è stata interpretata con particolare
vigore di fronte alla città dall’Istituto “Alcide Cervi”, erede per antonomasia
della memoria partigiana, e fautore di un definitivo superamento della fase della
rimozione a vantaggio della fase della comprensione.
La ricerca è stata dunque, in questo senso, espressione di un conflitto cul-
turale, nell’ambito del quale la sua funzione è stata “semplicemente” quella di
(2) - Nando DALLA CHIESA, Manifesto dell’Antimafia, Einaudi, Torino, 2014, e Passaggio a Nord. La colo-
nizzazione mafiosa, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2016, soprattutto Cap. VII; anche Ilaria
MELI, La ‘Ndrangheta a Milano. Il fattore invisibilità: le ragioni e gli effetti, Facoltà di Scienze
Politiche, Università degli Studi di Milano, tesi di laurea, 2010.
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