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PAGINE DI STORIA








                    80 anni fa il linciaggio di Donato Carretta,



                        ex direttore del carcere di Regina Coeli.


             I tentativi del Tenente Giovanni Battista Vescovo


              di sottrarlo alla ferocia della folla e le successive



                        indagini sul delitto condotte dall’Arma.












            «Se vuol vedere anche lei, è là, appeso». E lei andò e lo  menica ancora di bagni al mare e lungo le sponde citta-
            vide. Così la moglie di Donato Carretta apprese della   dine del Tevere, si avverte una tensione particolare,
            morte di un uomo che scoprì poi essere suo marito; lo   un’acrimonia che si sparge e si insinua tra la moltitudine
            seppe mentre si trovava dal pizzicagnolo in un negozio  di persone che, da diversi rioni della città e da fuori
            di Corso Vittorio Emanuele, poco distante dal carcere   porta, sta confluendo in piazza Cavour ove sorge il mo-
            di Regina Coeli.                                        numentale palazzo di giustizia del Calderini, dai romani
            È il 18 settembre 1944, lunedì. A Roma è una bella      chiamato Palazzaccio. L’aria frizzante del mattino si mi-
            giornata. Il cielo è terso, l’aria è fresca. La città eterna è  schia all’afrore di un’effusa sete di giustizia tanto più pu-
            stata liberata dagli Alleati il 4 giugno precedente. La  rulenta quanto repressa per due decenni. Un fremito,
            gente sta riconquistando spensieratezza pur dovendo     un’eccitazione che si trasformerà ben presto in livore, in
            convivere con l’ansia e le preoccupazioni di una vita che  pravità, in una furia cieca incontrollabile e incontrastabile.
            deve ricominciare, con la precarietà di una Nazione che  Ciò che accadrà in quella mattinata non ha trovato negli
            deve ricostruirsi, che deve rimuovere velocemente le ma-  anni, e nei decenni successivi, sufficiente e adeguata di-
            cerie, non solo materiali, di una guerra maledetta che ha  vulgazione. È infatti, questa, una storia ancora troppo
            lasciato profonde cicatrici nel popolo romano. Oggi si  sconosciuta che forse si è preferito dimenticare, lasciar
            parlerebbe di resilienza. È vero, i Tedeschi se ne sono  decantare, di cui non si è voluta coltivare la memoria.
            andati, i fascisti si sono dileguati, alcuni si sono abilmente  La pubblicistica e le produzioni televisive o cinemato-
            mimetizzati; ora gli Alleati guidano l’amministrazione  grafiche ne sono un esempio: pochissimi i testi editi,
            della città e ne governano la transizione verso l’insedia-  scarse le citazioni della storiografia, sovente sparpagliate
            mento di quelle Istituzioni democratiche sepolte da un  e condensate in poche righe; servizi televisivi occasionali,
            ventennio di dittatura. Ma i romani stentano a smaltire  cortometraggi concisi e lacunosi, film mai girati. Vi è
            le tragedie patite ed a superare la rassegnazione di un  un  solo  lavoro  esaustivo  e  approfondito,  frutto  di
            domani incerto e difficile. Sui muri di un palazzo com-   un’estesa ricerca documentale e storica, di sicuro valore
            pare la scritta «nun volemo né gli inglesi né i tedeschi. Las-  scientifico: quello del professore Gabriele Ranzato, già
            satece piagne da soli». In quel lunedì, che segue una do-  docente di storia contemporanea presso l’Università di



                                                                      NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO IX  5
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