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CARABINIERI DA RICORDARE
La sera del 9 febbraio
1948, alle ore 18:45,
era in atto una rapina un pezzetto della giacca in panno turchino. Giunti nella
Piazza i due carabinieri furono quasi investiti da una
all’interno della pioggia di colpi. Era in atto una rapina all’interno della
sede della Direzione della miniera di piombo-zinciferi
sede della Direzione ed i malviventi erano armati di tutto punto. Alcuni ban-
diti erano rimasti all’esterno del Palazzo dietro siepi di
fichi d’india, alberi e muretti a secco, creando un cordone
della miniera di di fuoco per verificare che nessuno potesse interrompere
l’azione intrapresa. I banditi si impossessarono di 18
piombo-zinciferi milioni di lire, composti di carta moneta di vario taglio
e di assegni del Credito Italiano di Cagliari del valore
ed i malviventi erano di circa 1 milione e mezzo di lire, tralasciando due lin-
gotti di platino che vennero scambiati per piombo. Si
trattava di un totale di 19.217.271 milioni di lire, somma
armati di tutto punto destinata alle paghe del personale addetto alla miniera.
Secondo la testimonianza di alcuni dei malfattori, Spe-
ranza, che cercò una posizione favorevole per sorpren-
dere questi, fu colto all’improvviso dal bandito Luigi
Direzione della miniera di Ingurtosu. Il Palazzo, un Murtas. Costui, appostato sotto un andito nel buio della
edificio dell’Ottocento con richiami allo stile bavarese strada che domina sulla Piazza Cantina all’esterno del
mescolati a merletti, bifore e altane, composto da 3 Palazzo della Direzione, lo colpì con un colpo di fucile
piani, fu circondato dai malfattori. A causa dello strano da caccia sul fianco destro. Nonostante la grave ferita
rumore di spari, inizialmente riconducibile a quello pro- riportata, il carabiniere riuscì a colpire di striscio il suo
dotto dal lancio di mortaretti e razzi sparati in occasione assalitore, pare con due proiettili ad una spalla. Nell’as-
del carnevale, su ordine del comandante di Stazione, salto fu ucciso anche il capo delle guardie di miniera
Speranza e il collega Buttule si recarono al centro del Vincenzo Caddeo, il quale cercò, valorosamente, di porre
borgo per verificare cosa stesse succedendo. Nel piano fine al crimine della banda, riconducibile al fenomeno
secondario della caserma vi erano la moglie ed i figli storico-sociale del banditismo sardo. La signora Anelia
del maresciallo. Il padre, che si trovava in ufficio, salì a Pinna, moglie dell’ingegner Caròli, sentì dalla camera
casa e disse ai bambini di spegnere le luci, di chiudere da pranzo, situata al terzo piano del Castello, il rumore
le porte e di tenere aperte le finestre. Disse loro di fare degli spari a ripetizione. Si girò in direzione del figlio
silenzio o di parlare, ma sottovoce. La situazione era Sergio di 8 anni e guardandolo gli disse «Scherzi di car-
abbastanza complicata, perché gli spari continuavano e nevale, figlio mio». Si udirono altri colpi e dagli spari si
si sentivano dei boati, tipici di quelli prodotti dalla de- passò alle detonazioni. La moglie dell’ingegnere si affac-
flagrazione di bombe a mano. La bambina Lucia, che cia sul ballatoio in legno, di color viola, quello che dà
aveva 5 anni, poco prima aveva sentito suo padre parlare sulla strada dove si trova il porticato. Sentì un lamento
con i suoi carabinieri e dire «Via via, andiamo, in silenzio e vide per terra un carabiniere. Era Giulio, che pronun-
però», non poteva di certo immaginarsi ciò che stava ciava a stento delle parole: «Mamma, mamma…» Due
succedendo. Il giorno dopo, nel piazzale della caserma parole, solo due parole, forse le ultime che invocano
vide una bara. Era quella di Giulio, dalla quale spuntava una delle persone più importanti della nostra vita.
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO VIII 63