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PAGINE DI STORIA
IL CAPITANO RAFFAELE AVERSA COMANDANTE DELLA 3a DIV. CELERE ENZO ANCESCHI, COMANDANTE LA 356a SEZIONE
verno le temperature e la neve la rendevano un inferno Il C.S.I.R. aveva sperimentato l’inverno russo, ma in
di gelo. In primavera il disgelo, da marzo ad aprile, la Italia le autorità responsabili non avevano afferrato il
trasformava in un mare di fango intransitabile, cosa significato degli avvertimenti trasmessi. Erano state
che si ripeteva con il sopraggiungere delle piogge au- sottovalutate le difficoltà del clima invernale, quando
tunnali, fra la fine di settembre e ottobre. la durata dell’arco notturno (nel periodo migliore dalle
Il Don aveva generalmente la riva destra in dominio 16 e 30 alle 7 e 30) e i venti provenienti dalla Siberia
di quota, ciò garantiva un minimo vantaggio alla di- e dal nord – cui non si opponevano catene montuose
fesa, mentre la sinistra presentava isolotti, canneti, – contribuivano a far abbassare le temperature fino ai
rami minori che rompendone il profilo miglioravano -40°. Si aggiunga poi che col vento si determinava una
la protezione alla vista delle truppe sovietiche, consen- temperatura “percepita” ancora inferiore. I turni di
tendone l’avvicinamento e l’ammassamento. Peraltro guardia non potevano superare i 30 minuti e il con-
le direttive tedesche prevedevano la proiezione verso tatto con i metalli dell’epidermide nuda, a temperature
l’avanti delle forze, per cui non era stato possibile sca- estreme, poteva generare ustioni. Immaginiamo a cosa
glionare la difesa in profondità. fosse sottoposto un soldato durante marce e combat-
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO VI 11