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PAGINE DI STORIA
Allo scoppio
della rivoluzione
l’ottobre 1913 era stato inviato in missione in Albania
ed era rientrato dopo poco tempo per essere, allo scop-
pio della guerra, inviato prima sul fronte del Cadore e bolscevica,
poi a Bengasi.
Fino allo scoppio della rivoluzione il rimpatrio in Italia il Maggiore Manera
dei prigionieri di guerra “irredenti” era stato sostanzial-
mente agevole, anche se non sempre lineare era stata la viene a trovarsi
politica perseguita dal governo italiano. Nel settembre
1916, circa 1600 soldati e una trentina di ufficiali erano
partiti sul piroscafo Huntspeal diretti in Inghilterra, completamente
dove arrivarono il 3 ottobre. La stessa imbarcazione, ri-
tornata in Russia, prese a bordo un secondo contingente isolato a Kirsanov,
il primo novembre e, qualche giorno dopo, sul piroscafo
francese Medie, ne partì anche un terzo composto da
664 soldati e 21 ufficiali e dallo stesso capitano Manera. nel cuore della
Nel marzo del 1917 quest’ultimo, promosso maggiore,
insieme ai Tenenti Icilio Baçic e Gaetano Bazzani del Russia a 1.000
Savoia Cavalleria, viene rimandato in Russia a supporto
del tenente colonnello Bassignano che, dopo i rimpatri
dei primi scaglioni di Irredenti era rimasto privo di kilometri da
aiuto e «l’attività delle ricerche riprese subito un ritmo
più intenso tanto che nel solo primo semestre, dopo su- Pietrogrado,
perate difficoltà di ogni genere circa 3000 prigionieri
chiedevano la cittadinanza italiana ed il rimpatrio». Tali con oltre 2.000
numeri sono particolarmente significativi se si tiene
conto che i prigionieri che sceglievano l’Italia venivano,
ipso facto, accusati di tradimento con possibili ripercus- ex prigionieri
sioni nei confronti delle famiglie rimaste nei territori
ancora sotto il controllo asburgico. Molti rimasero fedeli da rimpatriare.
all’impero Asburgico, altri si aggregheranno ai batta-
glioni cecoslovacchi e altri ancora all’Armata Rossa.
Con lo scoppio della rivoluzione aumentarono le diffi- L’unica via possibile
coltà per la liberazione dei prigionieri italiani e venne
anche meno il modo d’invio in Italia per una inagibilità è quella verso
sostanziale delle linee ferroviarie, anche a causa delle di-
serzioni in massa dei soldati russi che abbandonavano
materiale rotabile e militare di ogni genere. Nel giugno l’Estremo Oriente
dello stesso anno Manera si venne a trovare completa-
con circa 2600 prigionieri già liberati, senza mezzi per attraverso la Siberia
mente isolato a Kirsanov, a 1000 Km da Pietrogrado,
8 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO III