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                                                              Foto L. Di Battista
                        LA CAPITALE DELLA PASTA
                    Le acque cristalline del Fiume Verde, le cui sorgenti
                    si trovano sul Monte Acquaviva, sono il vero tesoro
                    e il segreto della qualità della pasta di Fara San
                    Martino divenuta famosa in tutto il mondo. Qui
                    si trovano infatti alcuni dei più celebri pastifici
                    italiani. Un’acqua particolare che, secondo la tra-
                    dizione locale, viene aggiunta fredda alle semole
                    pregiate dando vita all’impasto che, sotto le
                    sapienti mani di esperti artigiani, supportati da
                    una tecnologia avanzatissima, si trasforma nella
                    tanto ricercata pasta. “Nel nostro stabilimento
                    abbiamo deciso però di fare qualcosa in più,  di
                    dare un peso maggiore al tempo – spiega Lorenzo
                    Cocco, amministratore dell’omonimo pastificio-
                    da noi si fa la pasta come una volta. L’acqua di
                    sorgente che sgorga dalle montagne del Parco
                    Nazionale ha delle caratteristiche particolarmente
                    idonee alla pastificazione e alla sua migliore con-
                    servazione. Oltre alla scelta dei migliori grani,
                    dal processo di essiccazione lenta dipende la
                    qualità della pasta, le sue capacità nutritive e la
                    resistenza alla cottura. Dopo la trafilatura che per
                    certi formati avviene con macchine antiche a lenta
                    produzione la pasta viene deposta sui telai di
                    faggio e messa negli essiccatoi statici che oggi ri-
                    producono le condizioni ottimali di temperatura
                    e umidità dell’aria naturale”.


                                                       Foto L. Di Battista  Una pattuglia di carabinieri forestali

                                                              nell’Eremo di San Bartolomeo nel
                                                              cuore del Parco Nazionale della
                                                              Majella. Qui natura, cultura e
                                                              spiritualità si fondono in una
                                                              magica armonia.



                                                            Facoltà di Scienze Forestali dell’Università
                                                            della Tuscia, condotte dai professori Schi-
                                                            rone e De Filippo, hanno rilevato un’età
                                                            massima di 674 anni con midollo non cen-
                                                            trato, stimando così un’età di circa 900 anni.


                                                            SIMBOLI DELLA TRADIZIONE
                                                            Da queste parti il nome dei pini è chiète
                                                            che ha le sue radici etimologiche nel so-



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