Page 13 - n_19
P. 13

cultura e natura


          servano per tutto l’inverno si associano facilmente al so-  l’alba del giorno di Natale, ma non doveva consumarsi
          le e alla sua rinascita legata al Solstizio, risultando così  completamente prima dell’Epifania. Interpretato in sen-
          ben auguranti per l’anno nuovo in arrivo. Per tale ragio-  so cristiano il ceppo è simbolo di Cristo Salvatore del-
          ne in altri Paesi europei come la Francia, l’Inghilterra , la  l’umanità e Sole di giustizia, il calore sprigionato servi-
          Germania, la Svizzera, i contadini appendevano l’agri-  va a scaldare i dodici mesi dell’anno. Il carbone e la ce-
          foglio alle porte delle case e delle stalle al fine di allon-  nere venivano sotterrati allo scopo di difendere i prodotti
          tanare sortilegi e propiziare la salute e la fecondità degli  agricoli dalle intemperie, una parte  veniva conservata per
          animali.                                            scongiurare all’occorrenza le tempeste.
             L’usanza nordica di regalare il vischio in occasione  Altra pianta natalizia secondo la tradizione è il gine-
          del Natale, magari vestito a festa con una allegra dora-  pro. Piccolo albero, molto spesso un arbusto, resistente
          tura, si è diffusa ovunque. Questa pianta parassita, in gra-  al freddo, pioniere dei prati e dei pascoli incolti. Tra le
          do di vivere senza affondare le radici nella terra, è dive-  piante medicinali ha occupato da sempre un posto invi-
          nuta ben augurante perchè si riteneva discesa dal cielo,  diabile. Viene citato nel Papiro di Ebers (1700 a.c.) do-
          si credeva nascesse là dove era caduta la folgore, sim-  ve sono raccolte le pratiche erboristiche egizie, lo esal-
          bolo della discesa della divinità. Un preciso rituale re-  ta Discoride, Greci e Romani ne bruciavano il legno co-
          golava un tempo, presso i Celti, la raccolta del vischio: i  me incenso. Una leggenda narra che durante la fuga in
          sacerdoti Druidi, in vesti bianche, alla presenza di due  Egitto, allorchè la Sacra Famiglia stava per essere rag-
          tori bianchi, successivamente sacrificati, recidevano con  giunta dai soldati di Erode, la Madre di Dio chiese aiuto
          un falcetto d’oro la pianta e la depositavano su un panno  alla vegetazione circostante, l’unica pianta ad offrire la
          anch’esso bianco. Al vischio, fin dall’antichità, è sem-  protezione dei suoi rami fu il ginepro. Allontanatosi il
          pre stato riservato un importante posto a livello religio-  pericolo la Vergine lo benedisse predicendogli l’alto ono-
          so perchè ritenuto simbolo di rigenerazione e di immor-  re di fornire il legno per l’albero della Croce. Fino all’i-
          talità. Nell’Eneide, il Ramo d’oro/vischio è utilizzato da  nizio del secolo scorso nelle campagne emiliane veniva
          Enea per scendere nel Regno dei morti. Nella successi-  bruciato un ramo di ginepro la sera di Natale, di San Sil-
          va cristianizzazione della simbologia pagana la pianta  vestro e dell’Epifania. Come per il ciocco, il carbone ve-
          divenne emblema del Cristo. Questo per la natura sola-  niva utilizzato durante l’anno in diversi rimedi di tipo su-
          re del vischio per via della nascita dal cielo. Anche Cri-  perstizioso.
          sto è luce del mondo ed è nato in modo misterioso. Alle-  Abbiamo visto le diverse e forse poco conosciute va-
          goricamente secondo i Padri alessandrini, anche l’uma-  lenze simboliche e ben auguranti che soprattutto in pas-
          nità al pari di Enea ha bisogno di attraversare la vita e  sato venivano attribuite alle piante legate al Solstizio
          risorgere dal peccato attraverso il Ramo d’oro/Cristo  d’inverno e al Natale. Alla domanda sono superstizioni?
          quale grazia santificatrice. Il vischio compare spesso nei  Rispondiamo con le parole del già citato e da poco scom-
          rituali magici, lo si ritiene capace di fugare malocchio,  parso Alfredo Cattabiani, personaggio che aveva trova-
          demoni e malefici vari, a questa pianta, tra le tante virtù  to una sintonia con la natura come pochi altri: “Se attri-
          veniva attribuita anche quella di apportare fertilità.  buiamo a queste piante soltanto la funzione di portafor-
             Altra pianta solstiziale è il corbezzolo, cespuglio dif-  tuna, forse. Ma cos’è una superstizione se non ciò che
          fuso nell’area mediterranea, soprattutto nel sottobosco  sopravvive a se stesso, ovvero la lettera morta? La qua-
          delle pinete litoranee. Presenta fiori di colore bianco a  le lettera morta può riacquistare vita poichè lo spirito sof-
          forma di campanula, particolarmente graditi alle api,  fia dove vuole e quando vuole può sempre rivivificare i
          che sbocciano mentre sulla pianta vi sono i frutti, bac-  simboli e i riti, e restituire loro, con il senso perduto, la
          che rosse, globose dalla superficie granulosa. Ricor-  pienezza della virtù originale”. In realtà, osserva lo stes-
          diamo che il colore bianco e quello rosso sono i colori  so Cattabiani, ogni essere vivente vegetale e non, è “la
          dell’alba solstiziale e se a questi aggiungiamo il verde  rappresentazione di uno o più archetipi nascosti da un ve-
          delle foglie comprendiamo facilmente perchè  il cor-  lo impalpabile che soltanto l’evocazione della mente può
          bezzolo “tricolore” nell’Ottocento divenne simbolo del-  rendere più o meno trasparenti”. Se la nostra mente, co-
          l’unità nazionale.                                  adiuvata dalla sensibilità, è in grado di percepire quanto
             L’usanza dell’abete natalizio era venuta meno nella  è nascosto sotto l’oggetto  simbolo,  è possibile fare una
          tradizione italiana con la cristianizzazione delle popola-  profonda esperienza di tipo spirituale.
          zioni nordiche e non, per riapparire all’inizio del Nove-  Ernst Jünger che della natura ha fatto la sua principa-
          cento per diffondersi poi massicciamente nel dopoguer-  le fonte d’ispirazione giunge ad affermare:  «... se l’ani-
          ra. Al contrario, rimase viva per lunghi anni la tradizione  mo si distoglie dalle cose umane e si volge alle piante,
          dell’accensione del ceppo o ciocco natalizio, attualmen-  agli animali e ai minerali, non è affatto un errore, come
          te però rimane ristretta a piccole comunità che hanno re-  a volte si sente dire. Quell’atto può essere il segno di un
          sistito al processo in atto dappertutto di sradicamento del-  puro sforzo di autoconservazione, il desiderio di pren-
          le identità. Il ceppo chiamato in tedesco jul e calendau o  dere parte ad una esistenza superiore. Quando tutto è si-
          chalendel in francese, denominazioni che fanno riferi-  lenzio le cose cominciano a parlare; pietre, animali e
          mento chiaramente al periodo del solstizio è ritenuto una-  piante diventano fratelli e sorelle e comunicano ciò che
          nimemente il sostituto dell’abete come albero natalizio.  è nascosto.
          Il ciocco ardente, si diceva nelle campagne servisse per
          “scaldare il Bambino Gesù”, e doveva bruciare fino al-                              MICHELE MIGLIOZZI


                                                                                                             13
   8   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18