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cultura


          gi del Vecchio e del Nuovo Testa-  biamo  utilizzarla  in  maniera  re-  mondiale e l’aggressione nei con-
          mento  evocano  il  ricordo  di  uno  sponsabile affinché si possa rigene-  fronti della Terra e della Natura ha
          sguardo mosso dalla cima di una    rare. Se ci sarà un ulteriore sviluppo  sempre rappresentato un importante
          montagna. Così, alla fine, tutto si ri-  nell’evoluzione dell’uomo, ciò si  mezzo di conservazione della vita.
          conduce ad una semplice ricerca di  realizzerà solo se la società non cer-  Ecco perché noi uomini siamo
          armonia tra terra e cielo.         cherà di dimenticare le proprie sor-  abituati a pensare che il consumo di
             Per avvicinarsi alla Natura non si  genti di vita, anzi, provvederà a cu-  natura sia una cosa normale. Esso in-
          deve tuttavia confidare nelle sole  rarle e ad organizzarle in modo con-  clude quelle forme d’appropriazio-
          suggestioni paesaggistiche e natura-  sapevole. Tolti gli steccati tra noi e  ne di cui abbiamo bisogno: l’aria per
          listiche.                          l’ambiente si deve ammettere che   respirare, il terreno che ci sostiene e
             La Natura deve essere prima let-  esiste un complicato intreccio di di-  ci alimenta, uno spazio vitale idoneo,
          ta, capita e poi valorizzata con obiet-  pendenze biotiche, delicato, preca-  il sole che fornisce energia. Consu-
          tivi mirati e flessibili, costruendo su  rio e bisognoso di attenzioni poiché  miamo  prestazioni  basilari  degli
          di essa opera e pensiero. Ogni suo an-  ormai la stessa evoluzione dell’uo-  ecosistemi in modo tanto naturale e
          golo, senza la luce dell’Anima che lo  mo è il prodotto delle sue idee e del-  veloce che non ci rendiamo  conto
          umanizza, parla più alla tecnica che  le sue azioni.                  della rapidità della loro usura.
          all’uomo di cultura.                  Mentre ecologi radicali preten-   C’è poi chi specula, rovinando ir-
             La contrapposizione tra natura  dono rinunce complete, gli ecologi-  rimediabilmente siti naturali impor-
          protetta e natura sfruttata  non è pe-  ci tecnocrati vedono nella ricerca e  tanti per la vita. Essi fanno affida-
          rò un’acquisizione del nostro tempo.  nella scienza ogni soluzione dei con-  mento su Madre Natura abbando-
          La discussione è antica quanto la  flitti con la natura. Questi ultimi so-  nando i cammini etici e di civiltà,
          scoperta dei luoghi naturali da parte  no dei fideisti  da guardare con mol-  mentre, solo cercando di seguirli,
          dell’uomo.                         ta prudenza, ma anche l’esortazione  senza barare, è forse possibile una
             Cent’anni  dopo  le  romantiche  alla rinuncia ha dei limiti teorici e  definitiva riconciliazione con la Na-
          escursioni di Rousseau, sui medesi-  pratici e non ha senso quando si trat-  tura.
          mi  sentieri,  si  incrociano  ancora  ta di pura sopravvivenza. In questa  Per dirla con Papa Giovanni Pao-
          viaggiatori in contemplazione, co-  situazione,  purtroppo, si trova una  lo II occorre fare la pace con il Crea-
          mitive chiassose, sognatori e curio-  parte non piccola della popolazione  to per fare la pace con il Creatore.
          si, gente in cerca di svago oppure di
          affari.
             I rischi per la natura erano già  al-
          lora sotto gli occhi di tutti. Così, gra-
          dualmente, sono nati i parchi, pur-
          troppo anche come correttivo per
          politiche distorte: “isole” in mezzo
          al disordine.
             Ci accorgiamo però che non ser-
          vono luoghi dell’utopia, bensì è ne-
          cessario costruire una rete accetta-
          bile di modelli di sviluppo del terri-
          torio  che  valorizzino  lo  sviluppo
          possibile e riscoprano il locale in
          contrapposizione al globale.
             Con questi principi potremmo far
          molto sul fronte della  conservazio-
          ne, anche senza mitizzare parchi ed
          aree protette.
             Mai come ora le ragioni dell’e-
          conomia sfumano in quelle dell’eti-
          ca e della  morale, i bisogni dei sin-
          goli nei diritti collettivi.
             L’uomo moderno, deve cercare
          un nuovo rapporto con la natura e, di
          conseguenza, con sè stesso. È chia-
          ro che ormai la via del ritorno ad una
          semplice protezione inconsapevole
          della natura è solo una utopia.
             Dovremmo invece formare la
          nostra natura per il futuro. La natu-
          ra è la fonte della nostra vita e dob-  Spesso l’uomo cerca nella natura una impulsiva suggestione dell’immutabile.


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