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biodiversità



            IN BOCCA ALL’ORSO: ABITUDINI E COMPORTAMENTI DEL GRANDE PLANTIGRADO
            COSA FARE IN CASO DI UN INCONTRO RAVVICINATO
            Intervista a Giovanni Potena, amministratore delle Foreste Demaniali di Castel di Sangro.

            In cosa consiste questo progetto di conservazione dell’orso?
               In questa zona stiamo gestendo un grande progetto, che la UE ha affidato al Corpo Forestale dello Stato per
            studiare l’orso, monitorare il suo ambiente e questo perché emergono dei dati preoccupanti sull’esistenza futu-
            ra di questo animale splendido. I dati sono frutto del lavoro quotidiano che fanno le nostre pattuglie di Forestali
            in montagna. Sempre meno avvistamenti, sempre meno tracce. Noi crediamo che di questo animale non ve ne
            siano ormai più che trenta-trentacinque individui e più o meno questo nostro dato coincide con quello pubblica-
            to dal professor Roth, Hans Philippe Roth, uno svizzero molto bravo, esperto di queste cose, che ha lavorato a
            lungo per il Parco Nazionale d’Abruzzo, il quale l’estate scorsa ha dichiarato che ci sono secondo lui quaranta-
            quarantacinque orsi vivi: in ogni caso il numero è estremamente preoccupante, perciò la UE vuole che noi si stu-
            di il suo ambiente, si propongano misure di restauro ambientale per farli vivere meglio, possibilmente. Circa le
            cause per le quali questo animale sta scomparendo (io sono preoccupatissimo, tutti siamo preoccupatissimi) pos-
            siamo individuare senz’altro il bracconaggio, a volte anche inconsapevole per lo stesso cacciatore, che magari
            ha messo una trappola per il cinghiale o ha creduto di sparare ad un cinghiale, poiché la sagoma si può con-
            fondere in ore di scarsa luce. Altre cause sono la rarefazione dell’agricoltura di montagna, la quasi scomparsa
            totale della pastorizia transumante, che riempiva gli alti pascoli di pecore in estate, quando parecchie di quelle
            pecore finivano in bocca all’orso.

            L’orso è divenuto ormai un simbolo delle montagne abruzzesi. Che consiglio possiamo dare ai tanti escur-
            sionisti che ogni anno visitano le aree naturali protette di questa regione?
               L’orso è il vero re della montagna. L’appello ai visitatori è di muoversi con estrema cautela, di non far rumo-
            re, di andare solo su percorsi autorizzati e segnalati, di non lasciare tracce alimentari dai pic-nic e non distur-
            bare in generale l’ambiente. È importante affidarsi, poi, alle organizzazioni di gestione delle aree protette. In al-
            cuni casi siamo noi del Corpo Forestale dello Stato, in altri casi sono gli Enti Parco. Insomma muoversi sempre
            con estrema delicatezza nell’ambiente.

            Quindi l’educazione funziona anche in questi casi, come in molte altre situazioni...
                Sì, certo, l’educazione è fondamentale!

                                                        Parliamo del Parco Nazionale d’Abruzzo, o meglio degli
                                                     abitanti del Parco Nazionale d’Abruzzo. In quest’area sono
                                                     presenti tanti mammiferi, come il camoscio, il lupo, il cervo,
                                                     il capriolo, la lince, e c’è anche l’orso bruno, che è il simbo-
                                                     lo del Parco, giusto?
                                                        Si, si, assolutamente. Oltre che il simbolo grafico è proprio il
                                                     simbolo spirituale del Parco.

                                                     Simbolo spirituale, allora parliamo del suo comportamento.
                                                        È uno splendido animale. Il suo comportamento è stato ben
                                                     sintetizzato in una frase che disse un naturalista romano, un cer-
                                                     to Pontillo nell’ottantatre. “L’orso è un animale solitario e scontro-
                                                     so. Se ne sta alla larga da tutti e, ovviamente, soprattutto dal-
                                                     l’uomo, rintanandosi chi sa dove alla ricerca di un silenzio e in di-
                                                     fesa di una selvaticità, che gli sarà, in tempi di turismo cialtrone,
                                                     sempre più difficile da trovare. E quando le ultime residue tane di
                                                     silenzio e di selvaticità saranno spazzate via, anche l’orso spari-
                                                     rà”. In questa frase è un pò sintetizzato il suo carattere.
                                                        Quando si dice di un uomo “Quell’uomo è un orso”... bene, è
                                                     proprio così: solitario, scontroso, elusivo, non vuole dar fastidio a
                                                     nessuno, ha voglia solo di riempirsi di cibo, soprattutto in autunno,
                                                     quando deve caricarsi per superare il lungo periodo invernale in cui
                                                     non si ciba o si ciba pochissimo. I maschi stanno fra i cento e i cen-
             L. Sammarone - CFS                      tocinquanta chili, raramente arrivano a duecento. Le femmine, un
            Impronte dell’orso sul fango.            pò più piccole tra i novanta e centoventi-centotrenta chili.






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