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a casa di...


                                       INCONTRO CON LUCIANO DE CRESCENZO

            OTTIMA È LA MISURA





          Irrinunciabile amante delle comodità cittadine, lo scrittore partenopeo mette
          in guardia dai rischi dell’inquinamento e di uno sviluppo disordinato, propo-
          nendo di ricorrere alla sapienza degli antichi greci


          Sei nato a Napoli nel sud Italia, ora che vivi pressocché al  pagne di classe erano bruttine, sciupate, antipatiche e anche
          centro senti nostalgia della tua terra o ti senti spinto anco-  mal vestite. Adesso se andiamo sotto un liceo qualsiasi di Ro-
          ra più a nord?                                       ma escono delle ragazze bellissime, simpatiche, allegre. Vuoi
          Io, caro Leonardo, ho provato sulla mia pelle il passaggio  vedere che sono i gas di scarico a renderle così belle? Ovvia-
          nord-sud. Ho lavorato fino a trent’anni a Napoli “in grazia di  mente non è così, ma è la qualità della vita che è migliorata,
          Dio”, poi un bel giorno la mia azienda ha chiesto il tresferi-  si mangia meglio, si vive meglio, si sopporta meglio. Viva
          mento a Milano. Il primo giorno piansi. Uscii la sera per an-  l’inquinamento!
          dare a cena da solo in un ristorantino e quando ebbi cenato,  Gli italiani sono rispettosi del patrimonio ambientale?
          mentre mi incamminavo verso casa, data la fitta nebbia, non
          trovai più il portone, mi fermai in un angolino e mi misi a pian-  Assolutamente no. Uno dei peggiori mali della terra è l’im-
          gere. Ma esistono dei vantaggi e degli svantaggi, a Napoli tut-  mondizia. Ti parla un vecchio signore di 70 anni. Quando io
                                                               ero ragazzo a Napoli l’operatore ecologico che allora chia-
          ti si interessano di tutto, non puoi fare una cosa che imme-
          diatamente lo vengono a sapere, quindi la privacy non esiste.  mavano affettuosamente monnezzaro (che è meglio), saliva
                                                               per le scale e suonava alla porta per farsi consegnare la bu-
          AMilano invece nessuno si interessa di nessuno, il mio vici-
          no di casa che abitava sullo stesso pianerottolo un giorno morì  stina. Che cosa era la mondezza negli anni 40 o 50? Era un
          senza farmelo sapere, morì nel week-end, io tornai e non lo  sacchettino, pesava pochissimo e lui con un solo sacco pre-
          vidi più per molti mesi; poi mi avvertirono.  ANapoli il por-  levava l’immondizia di un intero palazzo. Oggi quel sac-
          tiere mi avrebbe aspettato dalla mattina presto descrivendo-  chettino fa ridere, ci sono i cassonetti e nessuno ti bussa alla
          mi minuziosamente la morte del mio vicino, e parlandomene  porta, l’immondizia ci sta invadendo, forse bisognerebbe scri-
          per settimane fino e che avrei dovuto dire basta per pietà.  vere un libro intitolato “De immondizia”. Chissà se ne usci-
                                                               remo vivi!
          Di interpreti moderni della filosofia ce ne sono pochi ma per
          nostra fortuna tu sei fra questi: come è cambiato il rappor-  Questo secolo che è arrivato appartiene alle grandi metro-
          to fra uomo e natura  nel corso della storia?        poli o alla provincia operosa?
          Se debbo giudicare dalla lunghezza della vita è cambiato in  Drammaticamente è più delle grandi metropoli, io non mi me-
          meglio. All’epoca di Giulio Cesare la vita media era 24 anni,  raviglierei se da qui a non so quanti anni Torino e Milano di-
          all’epoca di Dante Alighieri era 33, adesso siamo vicini agli  ventassero una sola città così come Napoli e Roma, perché a
          80, quindi evidentemente l’inquinamento fa bene. Lo so che  forza di costruire non ci sarà più un metro di campagna.
          sto dicendo un’esagerazione, però certo è che oggi si vive me-
          glio, ma direi di più, siamo anche più belli. Ti vorrei mostra-  Qual è il tuo rapporto con la vita fuori dalla città, ti senti più
                                                               cittadino o più campagnolo?
          re una foto del terzo liceo, noteresti subito come le mie com-
                                                               Sono sicuramente più cittadino, anzi uomo di casa. Quando
                                                               arriva agosto io non vado da nessuna parte, resto a casa mia,
                                                               mi piace la casa con i miei libri, i miei video; della natura mi
                                                               interesso poco, anche se sono molto rispettoso dell’ambien-
                                                               te; non ho mai buttato un pezzo di carta a terra. Certo non so-
                                                               no fissato come gli svizzeri. Recentemente ho visitato Ber-
                                                               na, il mio giudizio è che Berna è grande il doppio del cimite-
                                                               ro di Napoli ma ci si diverte la metà. Vuoi vedere che sia il
                                                               rispetto dell’ambiente che fa diventare gli svizzeri così tristi?
                                                               Meglio scappare.
                                                               Il suo personale significato della parola sviluppo sostenibile.
                                                               Figlio mio, il mio filosofo preferito si chiama Creobulo, vis-
                                                               suto nel sesto secolo avanti Cristo, lui un giorno disse: “otti-
                                                               ma è la misura”. Il problema è quello della misura, ognuno di
                                                               noi si deve muovere, produrre e agitare entro un certo limite
                                                               perché quando supera questo limite sicuramente invade il
                                                               campo dell’altro, e allora so’guai!
                                                                                               LEONARDO METALLI


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