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CRONACHE DI IERI
Il Brigadiere Penzin
e il Carabiniere
Maresciallo Capo Dionigio Corbella, che stava so-
stituendo il Tenente Salafia impegnato temporanea- De Lunardi seguirono
mente a Trento, dispose un servizio di appiattamento
in una galleria scavata in tempo di guerra e contem- le tracce lungo
poraneamente l’attuazione di sei dispositivi per lo
sbarramento di altrettanti varchi, considerate vie di il camminamento
fuga dalla zona della Forcella e Cima Lasta.
Per il servizio di appiattamento volontariamente si
offrirono il Brigadiere Penzin, il Vice Brigadiere Ci- sul costone
miotti, il Carabiniere De Lunardi e il parigrado An-
nunziato Ferronato. Per il controllo dei varchi furono della montagna.
invece impiegati quindici carabinieri coordinati dal
Brigadiere Francesco Dainese mentre, il Comandante
della Stazione con un militare, si appostò in un altro Erano vicinissimi
punto di Cima Lasta.
Alle due di notte ogni carabiniere era al posto asse- al pericoloso latitante
gnatogli. Il freddo era pungente, ma la tensione pro-
vocata dall’aspettativa di imbattersi nell’omicida, di-
straeva dal disagio causato dal gelo.
Col favore delle prime luci dell’alba il Brigadiere era quella giusta ma occorreva essere cauti e prestare
Penzin notò delle tracce su un camminamento naturale, la massima attenzione.
largo appena un metro, che correva lungo la costa I due militari giunsero davanti ad un grosso masso
del monte che va da Cima Presa a Cima Lasta. che ostruiva il passaggio e la visuale; la neve rendeva
Lasciato a presidio della galleria il Carabiniere Fer- pericoloso sporgersi o arrampicarsi anche soltanto
ronato, i militari iniziarono a seguire le tracce sul per osservare oltre ma il De Lunardi, pur consapevole
sentiero. In un punto le orme sul terreno sembravano del rischio, chiese al suo superiore di passare per
dividersi: alcune continuavano lungo il camminamento, primo. Penzin, raccomandandosi con il sottoposto
che diventava sempre più impervio, altre si inerpica- affinchè usasse ogni cautela, facendo affidamento
vano in un passaggio che conduceva alla sommità sul fatto che questi indossava le calzature particolar-
della montagna. mente adatte per quel terreno scivoloso, lo lasciò
Il Vice Brigadiere Cimiotti decise di seguire le tracce passare avanti. Mentre il De Lunardi passava affianco
che portavano in vetta mentre il Brigadiere Penzin e al Penzin sussurrò al superiore: «Brigadiere qui c’è
il Carabiniere De Lunardi continuarono lungo il un angolo che puzza di pace, sento che lo abbiamo
ripido crinale roccioso e, dopo circa un centinaio di vicino». Alle ulteriori raccomandazioni del sottufficiale
passi, inciamparono in un cuscino che il Penzin rico- aggiunse: «con un amico come questo non si teme!»
nobbe essere quello già rinvenuto due giorni prima e mentre pronunciava quelle parole accarezzava e
nel nascondiglio di Celio Pace. Il bandito dunque, baciava il moschetto che aveva fra le mani.
non avendo più trovato le sue munizioni sotto quel Quel presentimento di essere vicini al bandito si
cuscino, doveva di certo aver realizzato che i carabinieri pavesò realtà nel momento stesso in cui, sportosi
gli erano oramai molto vicini. La pista imboccata oltre la roccia, De Lunardi veniva colpito al petto da
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO II 21