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Biodiversità / Aree protette


                                                   castagne vengono portate nel metato per l’essicca-
                                                   zione. Il metato è un edificio con pareti e tetto di
                                                   lastre di pietra, diviso al suo interno in due livelli
                                                   da un solaio (“graticcio”) di legno di castagno sul
                                                   quale vengono stivate le castagne fresche. Al centro
                                                   della stanza al piano terra viene acceso e alimentato
                                                   costantemente per 40 giorni un fuoco di legna i cui
                                                   fumi e calore passano attraverso il graticcio e lo stra-
            LA FARINA DOLCE DI CASTAGNE            to di castagne. È fondamentale che la temperatura
            La  zona  di  produzione  della  “Farina  Dolce  di  Ca-  rimanga costante poiché un calore troppo elevato
            stagne  della  Montagna  Pistoiese”  ricade  nella   accelera l’essiccazione delle castagne, con conse-
            provincia di Pistoia estendendosi su circa 53.767   guente ottenimento di farina di scarsa qualità. Una
            ettari e comprende i seguenti comuni: Abetone,   volta essiccate, le castagne vengono stese sull’aia e
            Cutigliano, Piteglio, Pescia, Marliana, San Marcello   battute con bastoni di legno per eliminare la buc-
            Pistoiese, Sambuca Pistoiese, Pistoia, Montale. La   cia, quindi raccolte in sacchi e portate al mulino
            farina dolce di castagne della Montagna Pistoiese   dove vengono lavorate con macine in pietra. Dopo
            è prodotta con metodi e tecnologie tradizionali tipi-  essere stata ritirata dal mulino la farina viene va-
            che locali, utilizzando seccatoi (denominati metati)   gliata, trasportata in azienda e stivata pressandola
            e mulini tradizionali situati nell’area di produzione   manualmente in contenitori di legno. L’impiego di
            e ottenuta mediante la trasformazione di castagne
            derivate dalle seguenti varietà: Carpinese o Carra-
            rese, Pastinese, Ceppo, Calarese, Mondolo, Rossolo,
            Molano,  Pego,  Nerattina,  Pistolese,  Brandiglia-
            no, Salvana. In generale tutte le suddette varietà
            hanno  una  pezzatura  superiore  a  100  castagne
            per Kg e sono tutte adatte alla trasformazione in
            farina, concorrendo a conferire, ognuna, una par-
            ticolare caratteristica organolettica; la Carrarese o
            Carpinese  viene  riconosciuta  come  la  varietà  più
            dolce e profumata, mentre la Pastinese presenta,
            in genere, una maggior conservabilità, ma perde   contenitori di legno di castagno consente la giusta
            velocemente le proprie caratteristiche organoletti-  traspirazione e, di conseguenza, il compattamento
            che (tanto che raramente viene usata da sola). La   e l’indurimento della farina che diviene un corpo
            farina dolce di castagne della Montagna Pistoiese   unico.  Il  compattamento  mantiene  le  caratteristi-
            presenta consistenza fine sia al tatto che al palato,   che organolettiche della farina appena macinata
            colore variabile dal bianco all’avorio, sapore dolce   inalterate per oltre un anno. La provenienza esclu-
            con eventuale leggero retrogusto amarognolo e   sivamente locale delle castagne e la tradizionale
            profumo intenso di castagne.           tecnica di essiccazione nei metati conferiscono alla
            La  coltivazione  del  castagno  sulla  Montagna  Pi-  farina di castagne pistoiese un sapore particolare.
            stoiese ha radici antiche. Le motivazioni essenziali   Il Museo di Rivoreta espone i tradizionali utensili
            sono da rilevarsi nell’estrema povertà di questo   adoperati dai castanicoltori, come ad esempio i te-
            comprensorio, dove specialmente in inverno le   sti per fare i “necci”, che si realizzano con l’uso della
            avverse condizioni climatiche creavano gravi pro-  farina di castagne. In molte delle manifestazioni lo-
            blemi di sopravvivenza. Il castagno era ed è l’unico   cali o feste paesane dei mesi di ottobre e novembre
            albero da frutto coltivabile in maniera estesa, con   sono sempre presenti prodotti tipici a base di farina
            cure relativamente limitate, capace di offrire una   di castagne (biscotti, necci, polenta).
            risorsa alimentare completa. Una volta raccolte, le                         A.M.


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