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Per una comprensione e gestione del fenomeno è necessario valutare quindi,
               oltre alla capacità della specie di effettuare spostamenti anche significativi
               dal luogo di origine, come si è visto, anche la presenza dei cosiddetti corridoi
               ecologici  alpini  e  l’idoneità  del  territorio  ad  ospitare  nuovamente  specie
               autoctone estinte a livello locale.
               La lettura del territorio secondo i canoni umani, in particolare per le Alpi, è
               spesso  legata  all’interfaccia  ambientale  monte-fondovalle.  Quest’ultima,
               nelle grandi vallate alpine, è associata a rete viaria, infrastrutture, reticoli
               idrografici o lacustri, insediamenti abitativi ed industriali.  In questa visione
               il fondovalle “insediato” rappresenta quindi una espansione lineare, lungo
               le principali aste fluviali, dello stesso assetto paesaggistico che si trova nelle
               grandi pianure o nelle cinture periurbane delle grandi città.
               Esempio perfetto è la Val d’Ossola che, di fatto, non presenta significative
               soluzioni  di  continuità  morfologica, insediativa  ed  infrastrutturale  con la
               pianura padana nord occidentale.
               Come in pianura padana il fondovalle ossolano è caratterizzato da strade,
               autostrade,  ferrovie,  abitati  di  media  dimensione,  fabbriche,  allevamenti
               industriali,  coltivazioni  di  mais,  pioppeti,  piccole  aree  boschive,  prati  a
               sfalcio planiziali e così via.
               Nel  paesaggio  delle  Alpi  tuttavia,  ai  margini  della  piana  alluvionale  i
               versanti  delle  vallate  di  origine  glaciale  sono  acclivi,  boscosi  e  solcati  da
               torrenti ripidi, con ampi conoidi alla base.
               I crinali hanno dislivelli significativi anche superiori a 2000 m e raramente le
               strade riescono a salire sino in cresta. È il paesaggio tipico delle principali
               valli alpine.
               Un’interfaccia “forte” dal punto di vista fisiografico, in cui il passaggio tra
               una  componente  territoriale  di  fondovalle  fortemente  antropogenica  e
               quello di versante, ad elevata “naturalità” o, almeno, ad elevata copertura
               forestale, avviene in modo brusco e repentino, senza fasce di transizione.
               Dove la cosiddetta “fascia di transizione” è ancora presente, è caratterizzata
               da  una  componente  “rurale”,  per  lo  più  residuale,  costituita  da  piccoli
               insediamenti sparsi, eredi di una economia legata alla pastorizia montana e
               alla selvicoltura, per lo più ad uso familiare.



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