Page 144 - untitled
P. 144

Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale del VESUVIO


               Sotto l’aspetto mineralogico, l’area vesuviana, in cui sono stati catalo-
            gati oltre 230 diversi minerali, può essere considerata una delle più ricche
            del pianeta. Il territorio del parco, per la ricchezza trofica dei suoli lavi-
            ci, costituisce una delle aree con maggior numero di specie vegetali in rap-
            porto alla ridotta estensione. Il versante vesuviano e quello del Somma
            presentano notevoli differenze sul piano vegetazionale. Il primo, più arido
            ed in gran parte riforestato per impedire fenomeni franosi, presenta le
            successioni tipiche della macchia mediterranea; il versante del Somma,
            invece, più umido, si caratterizza per la presenza di boschi misti.
               È stata accertata la presenza di 610 specie, delle quali oltre il 40%
            appartiene alla flora mediterranea. Quelle endemiche sono solo 18, pro-
            babilmente a causa  delle numerose ricolonizzazioni che hanno seguito le
            cicliche manifestazioni eruttive del vulcano. Il primo organismo vegetale
            che colonizza le lave è lo  Stereocaulon vesuvianum, un lichene coral-
            liforme che ricopre per intero la colata del 1944.
               Sulle colate più antiche allo Stereocaulon si affiancano le specie pio-
            niere erbacee, tra cui la Valeriana rossa (Centranthus ruber), l’Elicriso
            (Helichrysum litoreum), l’Artemisia (Artemisia campestris) e la Romice
            rossa (Rumex scutatus). Sui suoli ancora più evoluti si sono insediati
            estesi ginestreti, che conferiscono un aspetto caratteristico ai versanti del
            Vesuvio, soprattutto durante le fioriture. Sono presenti tre specie di gine-
            stra: la Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), la Ginestra odorosa
            (Spartium junceum) e la Ginestra dell’Etna (Genista aetnensis), ende-
            mita dell’Etna, quest’ultimo, introdotto sul Vesuvio dopo l’eruzione del
            1906. Sulle terre più antiche si rinviene, nelle aree non modificate dalle
            trasformazioni antropiche, la macchia mediterranea, talora in forma di
            macchia foresta e di lecceta mista, in cui al Leccio (Quercus ilex) si asso-
            ciano arbusti sclerofilli sempreverdi, quali la Fillirea (Phillyrea latifo-
            lia), il Mirto (Mirtus communis), il Corbezzolo (Arbutus unedo), l’Alloro
            (Laurus nobilis), il Viburno (Viburno tinus), l’Alaterno (Rhamnus ala-
            ternus), il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Cisto (Cistus spp.) e le gine-
            stre. Alle sempreverdi si aggiungono in alcune zone, piante caducifoglie
            xerofile quali la Roverella (Quercus robur), l’Albero di Giuda (Cercis
            siliquastrum) e l’Acero (Acer spp.). Alle piante maggiori si accompagna
            sempre un sottobosco di  Lentaggine (Viburnum tinus), Rosa selvatica
            (Rosa sempervirens), Asparago selvatico (Asparagus acutifolius),
            Rosmarino (Rosmarinus officinalis), Salvia (Salvia officinalis), Origano
            (Origanum vulgare) e di specie lianose come la Robbia (Rubia peregri-
            na), la Smilace (Smilax aspera) e l’Edera (Hedera helix).
               L’intervento dell’uomo in molti casi ha alterato la successione sponta-
            nea: buona parte delle  pendici meridionali sono coperte da pinete artificiali

                                                        SILVÆ - Supplemento al n. 12 - 143
   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148   149