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LIBRI




             preposti al controllo della compagine statale in un regime monarchico (rtectius
             diarchico) attestano un limite di quest’ultimo che quindi è tutt’altro che assoluto.
             Ad Atene poi i non nati da ateniesi non avevano gli stessi diritti dei cittadini e la
             città era ostile all’accoglienza dei forestieri, esaltando la superiorità degli ateniesi;
             soltanto con Solone fu poi abolita la schiavitù per debiti. Pericle vantò la superio-
             rità di Atene su Sparta, evidenziando che i giovani spartani venivano sacrificati alla
             vita militare, mente gli ateniesi crescevano con una meritocrazia moralmente supe-
             riore al culto dell’appartenenza a famiglie aristocratiche che connotava la rivale.
             Egli tuttavia descrive un modello che ignora altri aspetti, come la durezza dei tributi
             imposti dalla sua città alle poleis dell’Attica, sintomatica di imperialismo e dimen-
             tica anche che proprio lui valutava che dovesse essere ateniese chi è figlio non di
             uno solo ma di entrambi i genitori ateniesi, a sottolineare una vocazione identitaria
             che non appare di sincero stampo democratico, anche se si decide di prescindere
             dal sentire moderno sul tema della Democrazia. Anche nel ruolo della donna e
             nell’educazione  dei  giovani  (la  paideia)  le  differenze  non  si  polarizzano  verso
             democraticità ed autoritarismo, ad evidenziare una matrice culturale comune, quel-
             la delle poleis, città stato che come gli Stati moderni non possono che desumere la
             propria identità dal confronto con strutture omologhe.
               Un tema che ci porta al rinnovato espansionismo delle Nazioni che ha riacceso
             la guerra nel Vecchio Continente, con una virulenza mai conosciuta nel secondo
             dopoguerra, ancora più inedita dopo l’era della globalizzazione. Anche oggi, però,
             una contrapposizione fra Democrazie e Autoritarismi che, come quella fra Sparta
             e Atene, si nutrisse di miti e narrazioni strumentali alla propria pregiudiziale legit-
             timazione e alla pregiudiziale delegittimazione dell’avversario sarebbe fuorviante.
             Occorre affrontare gli eventi di cui siamo testimoni superando modelli di contrap-
             posizione  manichea  e  qualsiasi  tautologico  senso  di  superiorità  che  renda  le
             Democrazie incapaci di percepire i propri limiti e le proprie incoerenze. Si deve
             coltivare un giusto amore per la propria identità, ormai non sempre adeguatamente
             alimentato dall’Occidente, coniugandolo con un onesto spirito autocritico. Solo
             così  saranno  garantiti  gli  anticorpi  necessari  a  prevenire  una  deriva  delle
             Democrazie,  che  impedirebbe  il  loro  giusto  ed  auspicato  trionfo  sugli
             Autoritarismi, ai quali potrebbero finire invece per somigliare nella sostanza. Una
             vittoria che più di Duemila anni di civiltà chiedono alle Democrazie e che nei tempi
             in cui viviamo si può conseguire solo coniugando le migliori doti di etica, civiltà,
             cultura, identità, vocazione al bene comune e capacità politica e militare che Atene
             e Sparta seppero incarnare in forma complementare e la cui fusione diede vita allo
             stupefacente esito della battaglia di Maratona.

                                                                                 Colonnello
                                                               Giovanni Angelo Tamborrino













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