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LIBRI




                                                            Eva Cantarella
                                            Sparta e Atene. Autoritarismo e Democrazia
                                                Einaudi editore, 2021, pag. 187, euro 11,00

                                            In apparenza contrapposti archetipi di contrapposti
                                         mondi, secondo i paradigmi dei posteri che indicano in
                                         Atene una città solo democratica, aperta e capace di
                                         consentire  all’uomo  di  realizzarsi  al  meglio  fino  alla
                                         perfezione classica e in Sparta solo un’autoritaria e mili-
                                         tarista patria che chiede stoico sacrificio al singolo fino
                                         alla  morte  per  il  bene  della  collettività,  le  due  poleis
                                         palesano invece tratti comuni e caratteristiche in con-
                                         trotendenza rispetto al modello loro attribuito, se solo
                                         le  si  osserva  con  profondità  nei  rapporti  esterni,  ma
                                         anche nelle relazioni di società e della famiglia.
                  In questo raffinato saggio, nel cui titolo all’endiadi Atene e Sparta si affianca
               emblematicamente quella Democrazia ed Autoritarismo, Eva Cantarella destruttu-
               ra con incisività l’ingiustificata polarizzazione identitaria delle due città dell’antica
               Grecia, tanto cara nella querelle des anciens e des modernes agli illuministi, ai gia-
               cobini e poi ai neoclassici, quanto poi alla cultura novecentesca che col nazismo
               proiettò su Sparta il mito del suo “uomo nuovo” e durante la Guerra Fredda vide
               nei neoconservatori americani identificare il proprio Paese con Atene, stigmatiz-
               zando nell’URSS una spartana e grigia prevalenza dello Stato sul singolo, lasciando
               intendere che tale raffigurazione nasce dall’interpretazione, talora anche delibera-
               tamente strumentale dei posteri ed ancor prima dalla rappresentazione che le due
               città stato vollero dare di se stesse, piuttosto che dall’effettiva declinazione delle
               loro identità. Così le fonti più potenti dell’autorappresentazione vengono indicate
               nel  mito  che  rispettivamente,  per  Atene,  è  racchiuso  nel  discorso  di  Pericle  in
               memoria dei caduti ateniesi del primo anno della guerra del Peloponneso, in cui la
               superiorità morale di Atene viene marcata in contrapposizione proprio con Sparta,
               sua nemica nella più fratricida fra le guerre dell’antica Grecia, mentre per Sparta il
               mito sono le Termopili, luogo simbolo in cui il re Leonida e i suoi trecento eroici
               compagni d’armi si immolano con stoica determinazione, capitolando fieramente
               nell’impari scontro con il gigantesco esercito del re Serse.
                  Eva Cantarella chiarisce che le due poleis furono tutt’altro che modelli antitetici,
               evidenziando che le loro istituzioni civili, come i rapporti civici e familiari ebbero
               tratti comuni e sovente incoerenti con la vocazione democratica che il mito attri-
               buisce ad Atene e la connotazione autoritaria che annette a Sparta. Vincitrici ed
               alleate a Maratona contro il potentissimo esercito persiano e poi nemiche nella
               guerra del Peloponneso, divampata per l’insofferenza di Sparta all’espansionismo
               talassocratico di Atene, città democratica ma di sicura vocazione imperialista.
                  Se quindi la scintilla della guerra del Peloponneso denuncia già un’attitudine
               “esterna” di Atene che mal si concilia con la cultura della Democrazia, è anche la
               vita “interna” delle due poleis a delinearne profili lontani dal loro mito. Sparta, città
               dei due re aveva tre categorie di cittadini (spartiati, perieci ed iloti) di variabile rile-
               vanza sociale, fra cui non vi furono però schiavi in senso stretto, a differenza di
               Atene che, come la generalità delle città stato elleniche, divideva i cittadini in liberi
               e schiavi, questi ultimi e disposizione di individuati padroni e non della comunità
               come avveniva a Sparta; così nelle istituzioni politiche gli efori spartani, magistrati

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