Page 106 - Rassegna 2024-1-Inserto
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INSERTO




                  In letteratura è considerato potenzialmente traumatico tutto quello che
             provoca uno stato psicologico di emergenza come quando ci troviamo di fronte
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             alla morte (Apa 1994). Tuttavia i traumi psicologici possono essere racchiusi in
             due categorie: traumi t, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti
             che  sono  caratterizzati  da  una  percezione  di  pericolo,  non  particolarmente
             intensa e traumi T, ossia tutti quegli eventi che conducono alla morte o che
             minacciano l’integrità fisica propria o delle persone prossime.
                  Un trauma psicologico con la t minuscola è il risultato di una serie di even-
             ti disturbanti che, nell’immediatezza del singolo episodio, impedisce l’elabora-
             zione  psicologica  del  significato  dell’evento,  dando  spazio  a  manifestazioni
             come per esempio, vuoti di memoria, discontrollo degli impulsi e compromis-
             sione del tono dell’umore. Un’altra importante conseguenza che si può osser-
             vare in questi casi è l’alterazione del successivo sviluppo di importanti funzioni
             mentali, come per esempio le funzioni metacognitive essenziali per regolare
             comportamenti finalizzati e mantenere delle relazioni interpersonali stabili.
                  Un trauma psicologico con la T maiuscola è il risultato di un evento sin-
             golo, ben riconoscibile e ben delineato nel tempo, che ha causato nel soggetto
             (o in una persona in cui il soggetto poteva identificarsi), l’esperienza di una
             minaccia vitale. Esempi di questo tipo di trauma sono alcuni terremoti, certi
             incidenti d’auto, stupri, rapine, omicidi, disgrazie naturali, attentati, ossia eventi
             singoli particolarmente gravi e minacciosi, ben riconoscibili e collocabili nel
             tempo. Si tratta di quelle situazioni in cui una persona ha provato una minaccia
             alla vita o all’incolumità fisica, sperimentando una sensazione di pericolo sover-
             chiante la propria capacità di potervi far fronte in quel determinato momento.
                  Un altro esempio è quello che si riscontra nei minori, vittime di violenza
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             assistita (Putnam , 2012). La prima definizione italiana di questo concetto, si deve
             al lavoro del CISMAI , che così si esprime: “Per violenza assistita di minori in ambito
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             familiare si intende il fare esperienza da parte del/della bambino/bambina di qualsiasi forma
             di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, eco-
             nomica e atti persecutori (cosiddetto stalking). Di particolare gravità è la condizione degli orfani
             denominarti speciali, vittime di violenza assistita da omicidio, omicidi plurimi, omicidio-suici-
             dio. Il/la bambino o l’adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/omi-
             cidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minore è o viene a cono-
             scenza della violenza/omicidio) e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici”.


             1    American  Psychiatric  Association,  Comprendere  i  disturbi  mentali,  Milano,  Raffaello  Cortina
                  Editore, 2018.
             2    Putnam, F. (2001), La dissociazione nei bambini e negli adolescenti: Una prospettiva evolutiva, Roma: Astrolabio.
             3    Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI).

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