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LA FORZA DELLA COMUNICAZIONE. L’ARMA DELL’INFORMAZIONE
La forza della comunicazione. L’arma dell’informazione:
contatti, legami e sospetti tra due poteri-pilastro della democrazia 2.0
Mentre mi preparavo per la Conferenza alla Scuola Ufficiali, gentilmente
invitato dal Generale Angelo Agovino, cercavo di sintetizzare i rapporti tra
mondo dell’informazione e Forze dell’ordine. Mi è tornato in mente un epi-
gramma di Marziale che avevo usato in tutt’altra situazione ma che si adattava
al caso: “Non posso vivere né con te, né senza di te”.
I rapporti tra informazione e Forze di polizia sono sempre stati delicati in
tutti i Paesi del mondo. E, certamente, quanto più le democrazie sono avanzate e
dunque la stampa è forte, autorevole, libera, tanto più le interazioni con le polizie
e le magistrature sono sensibili. L’Italia non fa eccezione alla regola. E del resto,
se togliamo qualche principio legislativo del nostro Paese, a cominciare dalla
Costituzione, il rapporto tra i due mondi ha sempre avuto un naturale andamento
a fisarmonica: momenti di collaborazione, di freddezza, di frizione o scontro. Il
perno intorno al quale ruota il sistema dei rapporti tra giornalisti e Forze dell’or-
dine è sempre lo stesso: perché, come, quando e quanto è giusto informare la pla-
tea più vasta di persone di crimini piccoli e grandi, compiuti o sventati. Di più:
può la stampa avere un ruolo - e quando e come - nel sostenere indagini?
In un mondo ideale, tutto dovrebbe filare liscio, tra collaborazioni e divi-
sioni di ruoli, ma la realtà è diversa. Napoleone diceva che “c’è da avere più paura
di tre giornali ostili che di mille baionette”. Di contro, potremmo elencare i tanti casi
- penso alla Turchia di oggi - in cui sono i giornalisti a temere la censura del pre-
sidente Erdogan.
Fatta questa premessa e partendo dalla mia esperienza personale di gior-
nalista del Corriere della Sera, devo dire che collaborare si può eccome! In oltre
trent’anni vissuti in ruoli diversi nel più grande giornale italiano, devo dire che
- fatte salve le normali tensioni che si possono creare in alcune situazioni - i rap-
porti tra noi e voi carabinieri, ma anche polizia e guardia di finanza, sono stati
sempre saldi ed eccellenti. Direi migliori rispetto a quelli con il complesso delle
Procure. Perché? Senza tanti giri di parole e con franchezza, perché i rapporti
con voi sono sempre stati improntati ad una trasparenza che è più difficile tro-
vare - soprattutto nel caso di alcune indagini - con la magistratura. Diciamo che
talvolta la politica ha fatto indebitamente capolino in inchieste delicate.
Naturalmente non sono mancati i momenti difficili, le frizioni, ma nel
complesso si è consolidata una tradizione di collaborazione all’insegna della
fiducia reciproca. La “sete” di notizie da parte dei media è aumentata a dismi-
sura il che pone un problema nuovo:
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