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ATTUALITÀ E INFORMAZIONI




                  Questa struttura dell’archivio, consente ricerche veloci e ricomposizioni
             dei prospetti a seconda delle diverse esigenze. Il processo di estrazione dei dati
             da  un  archivio,  fatto  secondo  un  preciso  programma  del  tipo  che  abbiamo
             immaginato più sopra, mette in evidenza come alla macchina si possa imporre
             l’ordine/comando  di  fare  scelte  di  tipo  rigoroso,  ad  esempio  “prendi  tutti  i
             clienti nell’età compresa tra l’anno… e l’anno…” oppure “estrai i dipendenti il
             cui cognome inizia per B”, e la macchina provvede a selezionare le scelte attra-
             verso un SI o un NO, cioè legge se l’oggetto in esame “presenta/non presenta”
             le caratteristiche indicate, e sceglie. Come si vede, è un processo prossimo al
             “pensare”, molto vicino ad una forma di “Intelligenza Artificiale”.
                  Invero, per IA si vuole intendere un sistema in grado di apprendere, da
             fatti pregressi e dalle esperienze acquisite, nuove conoscenze che vengono regi-
             strate e vanno ad integrare (qui sta il nocciolo della questione) il patrimonio
             delle variabili già disponibili, così da determinare nuove scelte autoindotte dal
             programma che le ha solo considerate come possibili, cioè ha lasciato alla mac-
             china la possibilità di raccogliere nuove informazioni e sottoporle a processo
             secondo le consuete modalità, ciò che apre la porta ad un grado di autonomia
             decisionale della macchina del tutto indipendente, con scelte che il programma
             riconosce sì come possibili (sono nello scenario dell’esistente), ma senza averne
             definito o ipotizzato l’aspetto finale. Il ragionamento qui prende la piega e si
             avvicina al mondo della filosofia, ma non potrebbe essere altrimenti quando si
             favoleggia di un sistema-macchina in grado di “pensare”, prerogativa che, inve-
             ro, appartiene esclusivamente all’uomo.
                  Non è facile perciò attribuire la stessa funzione ad una “macchina”, a qual-
             cosa costruito in un laboratorio di elettronica, dove l’anima è uno schema, un
             programma,  una  somma  di  componenti,  circuiti  elettronici  aggregati  in  un
             dispositivo in grado solo di immagazzinare dati, di riprodurre e simulare ipotesi,
             e infine di attuare scelte, mai di produrre emozioni, distribuire sensazioni o
             sogni, perché l’IA misura il mondo e le alternative che si prospettano con due
             sole dita, con due soli numeri, lo zero e l’uno, con quella numerazione binaria
             su cui poggia tutta l’informatica e la gestione dei dati che vuole amministrare.
                  Si pone indubbiamente un problema di ordine etico in questa corsa inar-
             restabile alla cessione di competenze dall’uomo alla macchina, senza avere cer-
             tezze circa la padronanza sicura di ciò che si riesce a realizzare. Non è un caso
             che sono già apparse alcune conseguenze degli scenari che ci si prospettano,
             perché l’IA fa già parte della nostra realtà, per quanto con soluzioni ancora in
             fase sperimentale. Come è noto, “Google LLC”, la primaria azienda statuniten-
             se di Mountain View, nello Stato della California, aveva impostato, ancor prima


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