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IL DISCORSO DEL GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA
lontano dal 112, numero unico di emergenza. Il disco orario prodotto nel 1967
consentiva di avere sotto gli occhi il numero per il pronto intervento insieme ad
altri numeri utili. In definitiva si trattava di un’oggetto semplice di uso comune
che però aveva lo scopo di trasmettere un messaggio di quotidianità e di fami-
liarità tra Carabinieri e cittadini.
Un altro sapore invece emerge dalla consultazione dei calendarietti tasca-
bili realizzati per promuovere il rapido intervento dei nuovi Nuclei
Radiomobili. In particolare, i due presi a campione relativi al 1966 e al 1969
riportano, da un lato, in forma semplificata la rappresentazione della locandina
insieme al calendario mensile per il periodo settembre 1966 (o 1969)/agosto
1967 (o 1970) mentre dall’altro lato compare il calendario del campionato di
calcio in cui militò in quelle stagioni l’Unione Sportiva Palermo, altalenando tra
il massimo campionato e la serie cadetta. Infine il pieghevole tascabile ad uso
scolastico realizzato nel 1967 in piccolo formato e piuttosto semplicemente era
rivolto alla diffusione nelle scuole secondo quell’idea che Dalla Chiesa ebbe e
portò avanti nel corso di tutta la sua vita e che metteva al centro dell’attenzione
di recupero proprio chi era in età scolare.
L’opuscoletto, oltre ad alcuni simboli che si rifacevano al Nucleo
Radiomobile come la gazzella e la freccia (poi trasformata in saetta) conteneva
informazioni relative all’arruolamento nei distinti ruoli dell’Arma oltre a numeri
di telefono utili e al calendario scolastico della durata di dieci mesi (da ottobre
a luglio). Modalità diverse per intercettare cittadini diversi, dai ragazzi che fre-
quentavano le scuole, agli appassionati di calcio, agli automobilisti e così via. Un
secondo aspetto è legato alla preoccupazione per la delinquenza minorile:
“colpiti da misure di prevenzione su nostra proposta, sono soltanto per un quinto mafiosi, o indiziati tali;
il resto sono delinquenti comuni, il resto è la delinquenza minorile che incalza: se non la freniamo in par-
tenza, ci troveremo di fronte a generazioni successive piene, colme di delinquenti della peggiore risma, qui
come in ogni parte d’Italia, mi pare” .
(15)
Si trattava evidentemente di intervenire preventivamente, sottraendo al
mondo criminale quei ragazzi che, cresciuti, sarebbero potuti diventare, a loro
volta, il nuovo vertice mafioso. Un’ulteriore questione riguardava “l’eletto dal
popolo” e i funzionari pubblici. Per il primo, egli riteneva che il politico “come
dato di fatto attuale”, potesse essere condizionato dal mafioso. Si trattava di una
precisazione importante sia poiché riteneva che il processo democratico di ele-
zione di un rappresentante costituisse un elemento di partecipazione popolare
sia perché egli riconosceva senza dubbi il ruolo che il politico aveva in qualità
di investito della volontà del popolo.
(15) Commissione parlamentare d’inchiesta cit., pag. 761.
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