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IL DISCORSO DEL GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA



               era anche un uomo paziente e caparbio e riuscì ad andare oltre il suo stesso
               incarico; anzi, gli fu possibile arrivare all’identificazione degli autori dell’omici-
               dio di Placido Rizzotto, il sindacalista che aveva avuto il torto di voler combat-
               tere anch’egli, dalla posizione di segretario della Camera di lavoro di Corleone,
               il fenomeno mafioso .
                                    (7)
                    Nonostante  l’abilità  investigativa,  il  processo  terminò  con  numerose
               assoluzioni e si rese necessario destinare altrove l’ufficiale. In ogni caso, fu la
               sua prima e significativa esperienza sull’Isola. La carriera sembrò procedere
               lontano  dalla  Sicilia,  almeno  sino  al  1966,  quando  ritornò  a  comandare  la
               Legione di Palermo. In questo secondo periodo, però, la struttura di malaffare
               era stata capace di trasformarsi, orientando la propria attenzione e i propri
               appetiti  criminali  verso  il  cosiddetto  “boom  economico”:  vi  erano  grandi
               opportunità  di  profitto  attraverso  gli  “affari”  negli  appalti  pubblici,  dalla
               costruzione di nuove strade di comunicazione, all’edificazione di nuovi edifici
               ad uso pubblico .
                               (8)
                    Anche Dalla Chiesa ritornò cambiato; la maturità professionale e di vita
               non gli mancavano, ma a queste si aggiunse una nuova capacità di comprensio-
               ne delle trasformazioni del fenomeno criminale. Egli aveva avuto esperienze
               significative  in  diversi  incarichi  (aiutante  maggiore,  capo  ufficio  OAIO
               (Operazioni,  Addestramento,  Informazioni,  Ordinamento)  della  IV  Brigata
               Carabinieri di Roma e della Legione di Torino; inoltre, aveva comandato sia il
               nucleo di polizia giudiziaria sia il gruppo di Milano.
                    Tali incarichi avevano fatto crescere professionalmente l’ufficiale, renden-
               dolo pienamente consapevole dei mutamenti della criminalità organizzata sici-
               liana che si era spostata dal modesto ambito rurale; vi era stato un cambio di
               prospettive e di interessi, tale da renderla una nemica complessa e articolata,
               con un raggio d’azione più ampio che si estendeva sino ai centri del triangolo
               industriale italiano. Purtroppo, indirettamente tale raggio d’azione fu ampliato
               proprio con l’applicazione del soggiorno obbligato, istituito con legge 31 mag-
               gio 1965, n. 575.


               (7)   Solo pochi anni fa sono stati rinvenuti i resti mortali del coraggioso sindacalista a cui, final-
                    mente, è stato possibile dare degna sepoltura.
                    In  merito,  si  veda  http://www.ansa.it/legalita/visualizza_fdg.html_242846053.html  e
                    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2012/9-marzo-2012/pla-
                    c i d o - r i z z o t t o - s c h e l e t r o - t r o v a t o - 3 - a n n i - f a - c o n f e r m a - e s a m e - d n a -
                    2003610040185.shtml?refresh_ce-cp consultati il 3 maggio 2018.
               (8)   Sull’evoluzione del fenomeno mafioso all’inizio degli anni Sessanta, si rinvia all’audizione del
                    Comandante Generale Giovanni de Lorenzo, tenuta dinanzi la commissione parlamentare
                    d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, il 25 luglio 1963 https://www.senato.it/servi-
                    ce/PDF/PDFServer/BGT/906939.pdf, consultato il 23 maggio 2018.
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