Page 45 - Notiziario 2024-6
P. 45
A PROPOSITO DI...
le radIcI della Fedeltà
bronzo dI marIa carmela perrInI
Il processo creativo e artistico dell’opera “Le Radici della Fedeltà” si affida all’espressività della germina-
zione della materia ottenuta dalla fusione del bronzo: il suo prorompente scintillio, coniugato a tinte do-
rate, esprime al contempo sia l’energia incontenibile dei processi naturali, sia l’intervento divino che guida
il travagliato percorso salvifico dell’umanità. Ecco allora che l’opera assume proprietà metaforiche in una
espressione ricca di significato, dove la ricerca espressiva è testimone, da una parte, della vita che si apre
al simbolismo di un albero attecchito su un terreno pietroso e, dall’altra, della sacralità racchiusa in un
frammento quasi fotografico di Maria, Virgo Fidelis.
Partendo dalle radici, si può apprezzare il potente contrasto che l’Artista ha voluto creare nell’accostare
la continuità del bronzo con la precarietà di un basamento in pietra volutamente caotico e frammentato.
Precarietà che, nel suo significato simbolico, non solo parrebbe di vero ostacolo alla vita, nel suo caleido-
scopico realizzarsi, ma che richiama a un’assunzione di responsabilità, specialmente per coloro che, volendo
rifarsi a un complesso intreccio di valori, desiderano testimoniarli soprattutto a tutela dei diritti umani
universali. Non è un caso, quindi, che l’opera d’arte trovi le proprie fondamenta nelle rocce provenienti
dal Monte Podgora, là dove durante la prima Guerra mondiale, anche i Carabinieri affrontarono l’angoscia
di tante e difficili battaglie. Le più ardue, forse, furono quelle interiori, pesanti come macigni nell’animo
di chi si diresse consapevolmente verso le trincee nemiche, in nome della fedeltà e in difesa di diritti
violati, per non farne più ritorno.
Non bisogna dimenticare che, se è vero che nell’identità storica dell’Arma dei Carabinieri si trovano tanti
travagli personali, è ancor più vero che l’Istituzione non si è abbandonata alla memoria dei dolorosi mo-
menti della vita del Paese.
Su tali premesse, l’Artista fa crescere tra i massi una forte quercia, quale simbolo non solo di resistenza e
gloria militare nel suo significato araldico, ma anche di longevità ed elevazione spirituale, nel suo richiamo
biblico. A nutrire l’albero della vita dell’Arma dei Carabinieri, quel sensus fidei che, come linfa, li sostiene,
anche misteriosamente, nell’affrontare le complessità del servizio tra le persone e per le persone.
Nell’insieme, infatti, il processo espressivo è privo di uno stato di tensione e, dal basamento, si eleva rigo-
gliosa la quercia a testimonianza della fecondità e della dualità della vita, laddove è permeata dalla potenza
della fedeltà nelle vicende quotidiane, e dallo spirito, nella sua massima forma di sacralità espressa nel-
l’affidamento alla Virgo Fidelis.
Accompagnando ancora lo sguardo dell’osservatore in un percorso ascendente, si potrà notare come le
fronde accolgano delicatamente, quasi a proteggerla, la Vergine Maria.
L’impetuoso invito alla fedeltà, tratto dalla Bibbia e vergato sulle pagine che, in primo piano, sono colte
nel loro perpetuo simbolo, è reso a tutti più immediato attraverso una immagine universale: un fresco ra-
moscello di ulivo, fedeltà di Dio all’uomo ma anche di questi a Dio.
Le parole “Sii fedele sino alla morte”, che oggi potrebbero fare da eco a dolorose vicende internazionali, in-
terpretate invece correttamente, secondo i dogmi della fede, si leggono come un duraturo messaggio di
pace. La stessa pace di cui i Carabinieri si fanno “artigiani” nel quotidiano “esercizio di rispetto della
dignità umana” e a cui sono chiamati, oggi forse più di ieri.
A sostenerli rimane in primis quel sensus fidei, al quale i Carabinieri, nell’esercizio del loro servizio si ri-
conducono, come sorgente di vita materiale e spirituale, a sostegno della loro indiscussa dignità e di coloro
che incontrano quotidianamente disseminati in ogni parte del mondo.
Laura Secchi
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO IX 45