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CARABINIERI DA RICORDARE
la madre Caterina e dai sette fratelli: Sofia, Santino,
Orlando, Gabriello, Carola, Ottavio e Teresa. Domenico
era nato il 27 gennaio 1918 e risiedeva a San Pietro a
Cegliolo, frazione di Cortona. Contadino per tradizione
familiare, frequentò la scuola fino alla quinta elementare.
Si arruolò nell'Arma a vent’anni, iniziando il percorso
militare come allievo carabiniere a piedi nella Legione
di Roma per la ferma di tre anni. Il 30 novembre 1938
fu trasferito presso la Legione di Messina. Durante la
Seconda Guerra Mondiale fu trasferito presso la Legione
di Bolzano che lo impiegò nella Stazione Carabinieri di
Mules. Successivamente partì dall’Italia per il Fronte
Est (Russia) dove arrivò il 20 luglio 1942. Purtroppo lì
contrasse il congelamento di primo grado alle dita di un
piede e quindi fu costretto a rientrare in Italia. Dopo le
cure prese servizio presso il Presidio Militare di Trento
e nella notte fra l'8 e il 9 settembre del 1943 avvennero
i tragici fatti che condussero alla sua morte.
Così è scritto in un rapporto dell’epoca: “Il Brigadiere
Sgarbossa Antonio, inviato dal Ten. Col. De Finis, su ordine
del Gen. di Brigata Della Croce Andrea (Comandante del
Presidio Militare di Trento) fu inviato a vigilare la sede
del comando della città stessa. Furono inviati insieme allo
Sgarbossa sette militari dell’Arma tra i quali Capannini e
Coclite Giuseppe. Sia il Capannini che il Coclite alle ore 1
del 9 settembre 1943, armati della pistola e del moschetto,
erano di turno di vigilanza all’ingresso del presidio, sito in
Piazza Vittoria, con la consegna di reagire con le armi
contro chiunque procedesse ad atti ostili contro la sede del co-
mando. Alle ore 1 del 9 settembre erano di turno all’interno
gli Angloamericani. Erano le 19:40 circa quando venne del predetto i Carabinieri Coclite Giuseppe e Capannini
diffuso via radio il proclama letto da Badoglio annunciante Domenico, già ben edotti della consegna. Alle ore 2:50 lo
la resa del Regno d’Italia. Quel giorno rappresentò un Sgarbossa controllò che i due militari fossero ben desti e
evento che segnò la fine delle ostilità contro gli Alleati attenti agli ordini ricevuti. Ma alle 3 si scatenò un furioso
e la conseguente fine dell'alleanza con la Germania bombardamento da parte dell’artiglieria tedesca, che nei
nazista. Durante la notte i tedeschi si organizzarono per giorni precedenti aveva preso posizione sulle alture che cir-
un contrattacco e ricevettero l'ordine di disarmare gli condavano la città di Trento. Detto bombardamento fu
italiani. In questo contesto va inquadrata la figura del parte a salve, all’evidente scopo di impressionare la popolazione
valoroso Carabiniere Domenico Capannini, ucciso dal- e i militari del presidio, e parte a proiettili di piccolo calibro
l’esercito tedesco la notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 diretti sulle varie caserme. Contemporaneamente i tedeschi
quando era di presidio alla caserma dei carabinieri di procedettero all’attacco alle singole caserme e sede di comandi,
Trento, che sacrificò la sua vita per la nostra libertà. con carri armati e altri elementi d’assalto. Contro la sede
Domenico era un uomo dedito al lavoro della campagna del Comando di Presidio irruppero un carro armato corazzato
insieme alla sua famiglia composta dal padre Benigno, con una cinquantina di soldati di assalto, i quali intimarono
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