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CURIOSANDO NEL MUSEO DELL’ARMA
La visita del Re all'Esposizione fu rapida; si fermò Rappresenta l’episodio più importante di
davanti pochi oggetti d'arte, che, se avesse voluto quella giornata vittoriosa: la carica dei cara-
vederli ed ammirarli tutti per flo e per segno, non binieri piemontesi”. Si è detto che c’è troppo
gli sarebbe bastata tutta la giornata. Lo stesso ac- dello scenico, troppo del teatrale e troppo del
cadde a tutti quelli che, come me, seguivano il cor- poetico nel quadro di De Albertis. E sarà; ma
teggio, ma anche da una prima occhiata generale si non è men vero che è una scena bella, grande,
capisce l'importanza, la grandiosità, la bellezza di maestosa: che quei cavalli, lanciati a grande
questa grande Esposizione Italiana, la quale, non carriera, sbuffanti, colle narici aperte, sono
v'ha dubbio, e supera tutte quelle che abbiamo vivi, palpitanti; che quei carabinieri dalle
avute fn qui, e può rivaleggiare con qualunque spade sguainate, dall’occhio dilatato, corrono
altra straniera. […] Oggi il Re col suo seguito mi- anelanti alla vittoria; e per tutto, fra i turbini
litare è stato parecchi minuti a guardare la Carica di polvere sollevati da quei carabinieri, sui
dei carabinieri a Pastrengo del milanese De Alber- campi calpestati, sul lontano paesaggio, semi-
tis, che è senza dubbio il più bel quadro di soggetto velato da quella nube di polvere, ove spicca
militare di tutta l'Esposizione”. Così riportava Fi- f issa, immobile la f igura del Re Carlo Alberto,
lippo Filippi in un articolo sul “Pungolo” di Napoli, c’è il tumulto assordante, inebriante, fatale
scritto“[…]sotto una prima impressione, sincera e della battaglia…
spontanea, che la rifessione potrebbe correggere, È poesia, si; ma una pagina di poesia stupenda,
modifcare, nei particolari, ma ch'è pur sempre la ma un carme immortale, un’epopea che si sente,
migliore, immutabile.” si ammira….”
(Le Belle Arti a Torino, Lettere sulla IV Espo- (“Conte Rosso”, supplemento al n. 185 del
sizione Nazionale) “Caffaro”, Genova, 3 luglio 1880)
DE ALBERTIS IN MOSTRA
il suo linguaggio pittorico diviene più sobrio e distante Nel 1880, Sebastiano De Albertis espose alla Promotrice
dalla retorica, come nel famoso quadro del 1877 di Torino il quadro “Carica dei Carabinieri a Pastrengo”,
Garibaldi nei Vosgi (o a Digione). Tornato a Brera nel noto anche come “Pastrengo 1848”, riscuotendo grande
1878, realizza numerosi olii e bozzetti che hanno come successo tra i critici e tra i reduci della famosa battaglia
tema centrale la carica dei Carabinieri a Pastrengo e (vedi Notiziario Storico N. 3 Anno II, pag. 75).
una lunga serie di dipinti, tra gli anni ‘80 e ’90, La grande tela (cm. 189 x 370) fu altresì molto apprezzata
raffiguranti episodi di vita militare risorgimentale che dal re Umberto I, che presenziò all’inaugurazione del-
lo consacreranno definitivamente pittore “battaglista”. l’esposizione e che acquistò il quadro per destinarlo al
Divenuto Cavaliere della Corona d’Italia e professore Palazzo Reale di Torino. Più tardi l’opera fu trasferita
onorario dell’Accademia di Brera, nel 1884 è nominato al Palazzo del Quirinale a Roma e di qui, nel luglio
membro della commissione per l’istituzione del Museo 1946, al Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri suc-
del Risorgimento a Milano, dove muore nel 1897. cessivamente alla partenza dell’ultimo sovrano per
88 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO III