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PAGINE DI STORIA
Il 25 novembre,
unitamente ad
esponenti di spicco
del Comando fra cui
il Maggiore Reina,
il Vadalà invitò
d’Annunzio a far
pubblico atto di fede
e devozione al Re.
Il Vate rifiutò e
GLI ARDITI
sottopose il Reina per la leva obbligatoria in Fiume, ci fu il giuramento la
a procedimento cui formula conteneva riferimenti solo alla fedeltà verso
il Comandante. Per Vadalà era segnale preoccupante,
disciplinare concluso inoltre un pattuglione di carabinieri al comando del Te-
nente Ferrero aveva sorpreso alcuni ufficiali che strap-
pavano da manifesti il nome del Re, episodio di per sé
con 2 mesi di arresti eloquente.
Il 22 marzo De Ambris riunì segretamente gli ufficiali
di fortezza fedeli al Vate per stabilire una linea di condotta: i cara-
binieri erano visti con sospetto e il Capitano degli arditi
Mario Carli, uno dei fedelissimi di d’Annunzio, ebbe a
dire che fosse meglio espellerli. Il 27 marzo De Ambris
misero in allarme i carabinieri. Il 18 marzo, onomastico tenne un comizio e furono suonati tutti gli inni meno
del Comandante, questi dichiarò la ferma intenzione di la Marcia Reale, richiesta a gran voce da alcuni legionari.
far sì che Fiume divenisse italiana; la banda del 202° Si ebbero tafferugli e i carabinieri, pur conservando la
reggimento fanteria intonò la Marcia Reale, ma dopo massima calma e moderazione, furono costretti a reagire
poco le fu ordinato di smettere. In segno di protesta, per agli insulti e aggressioni di alcuni ufficiali. “Il giornalista
tre ore, la banda suonò la marcia per le vie della città. Piero Belli, capo dell’Ufficio Stampa del Comando, uno dei
Il 21 marzo, dopo che il 26 gennaio fu emanato il bando più feroci agitatori, pone le mani addosso al brigadiere dei
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO IV 9