Page 6 - Forestale N. 64 settembre - ottobre 2011
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FORESTALE / Polizia agroambientale
PECORE FANTASMA
Operazione “Vello d’oro”. Controlli della Forestale sui
contributi pubblici erogati dal Programma di sviluppo rurale
n montagna si sa la vita è più difficile e anche l’attività di allevatore, per questo esistono dei fondi
pubblici per sostenere chi fa questa scelta, consci dell’importanza che il territorio venga presidia-
to e curato adeguatamente. Non sempre però i finanziamenti raggiungono lo scopo, come ha
I scoperto il Comando regionale delle Marche della Forestale, in seguito ad alcuni anni di intensa
attività. L’Operazione “Vello d’oro” ha portato al controllo sull’erogazione delle indennità previste da
alcune azioni del Programma di Sviluppo Rurale della Regione (Psr) con lo scopo di contrastare le atti-
vità illegali messe in atto da diverse aziende per percepire illecitamente i contributi pubblici.
L’operazione è scattata in seguito ad alcuni controlli svolti dal Comando Stazione di Montemonaco
(Ascoli Piceno) su allevamenti di ovini beneficiari della misura E (indennità per le zone svantaggiate) e
successivamente ha investito l’intero territorio regionale, coinvolgendo anche altre misure previste dal Psr.
Se la misura E incentiva la permanenza della popolazione agricola nelle zone rurali di montagna e
svantaggiate quale elemento fondamentale per la tutela e la salvaguardia ambientale nelle area agrico-
le marginali, la misura F2 incentiva l’agricoltura biologica.
Su 213 controlli, 133 sono risultati non conformi. Sono state trasmesse alle competenti Autorità
Giudiziarie 99 notizie di reato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e altri
reati connessi e sono stati accertati circa 100 illeciti amministrativi per i quali sono state contestate
sanzioni amministrative per un importo complessivo di circa un milione e 400.000 euro.
Gli illeciti più comuni accertati hanno riguardato la mancanza del requisito della residenza in zona
montana o svantaggiata, la non disponibilità assoluta o parziale di bestiame, la non disponibilità delle
superfici dichiarate in domanda, la mancata utilizzazione dei pascoli montani indicati in domanda. In
particolare alcuni soggetti al fine di massimizzare i contributi hanno creato più aziende, riconducibili
alla propria, in alcuni casi prive di requisiti compreso quello relativo all’allevamento di bestiame,
realizzando residenze fittizie per i beneficiari ed acquisendo terreni per pascoli in mon-
tagna che poi invece non sono stati utilizzati come previsto dalla misura.
Chissà cosa potrebbe emergere con controlli più estesi nelle varie Regioni
italiane. In tempi di “vacche magre”, sarebbe un modo per control-
lare che non ingrassino i proprietari di vacche inesistenti,
mentre la montagna ha davvero bisogno di chi ci viva
e se ne prenda cura.
© G. Salari
Il Forestale n. 64 - 7