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Magia, filtri e pozioni


               el passato vecchie fattucchiere, stregoni, sacerdoti, contadini e pastori cono-
               scevano perfettamente i metodi di preparazione di decotti ed infusi capaci di
         N “curare ogni male”. Nel corso del Medio Evo, in particolare, l’uso curativo
          delle erbe ha acquistato una sorta di ufficializzazione da parte dei monasteri.
          Queste le 16 piante officinali spontanee che bisognava coltivare nell’orticello:
          assenzio, crescione, finocchio, malva, fienogreco, giglio, ligustro, lunaria selvati-
          ca, melone, menta, pulegro, ruta, salvia, tanaceto, santoreggia e rosmarino. Il
          momento “perfetto” per la raccolta delle erbe era considerato dai monaci la notte di
          San Giovanni, ma per streghe e maghi era la notte dei falò: le erbe e i veleni bruciati diven-  Malva
          tavano l’ingrediente ideale per pozioni magiche ed incantesimi. La raccolta delle erbe era
          affidata prevalentemente alle donne, alcune delle quali hanno lasciato ancora oggi testimonianze sul-
          l’uso di determinati prodotti della terra. Ad esempio a Triora, il semprevivo dei tetti è considerato un
          parafulmine magico e l’olio del cacciadiavoli, o erba di San Giovanni, è usato per cicatrizzare le ferite.
          Tra le pozioni magiche più efficaci c’erano quelle a base di malva, con funzioni antinfiammatorie
          (infatti anche il rimedio delle nonne per curare soprattutto le infiammazioni delle cavità orali è a base
          di malva), di borragine per le vie respiratorie e altre di ginepro, lavanda e ortica. Nel corso dei
          processi per stregoneria del 1587 anche l’Inquisizione fece ricorso alle proprietà delle erbe per pre-
          parare due potenti sedativi: la belladonna e il giusquiamo agivano infatti sul sistema nervoso con
          effetti inibitori, costringendo le imputate a confessare.




          TRIORA                                           Triora è un importante centro agricolo
                                                           che, come tanti altri nel resto d’Italia,
          Carta d’identità                                 nel corso degli Anni Cinquanta-
                                                           Sessanta del secolo scorso, ha subito
          Già feudo dei Conti di Ventimiglia, poi fortezza
                                                           una trasformazione in senso turistico.
          inespugnabile della Repubblica di Genova. I resti
          delle antiche vestigia sono oggi meta del turismo  Ma ancora prima nella sua storia è
          internazionale. La manifestazione “Autunno nero”,  riflessa la grandezza della  Repubblica
          nel mese di novembre, propone mostre, incontri,  Marinara di Genova, di cui rappresentò
          spettacoli dedicati al mistero in tutte le sue sfac-  una delle fortezze, pressoché inespu-
          cettature letterarie, cinematografiche, musicali e  gnabili, dei confini liguri e della quale
          folkloristiche.                                  seguì splendori e sorti fino all’avvento
                                                           dell’epoca napoleonica. Pur avendo la
          Come arrivare                                    fama di “posto delle streghe”, Triora
          Per raggiungere Triora si può percorrere l’autostrada  vede comunque la presenza di diverse
          A 10 e uscire al casello di Arma di Taggia (Sanremo  chiese: San Dalmazio che sorge dove
          est).
                                                           precedentemente insisteva la fortezza
                                                           omonima, Santa Caterina, edificata nel
          Numeri utili
                                                           1390 per volere della celeberrima fami-
          Corpo Forestale dello Stato, tel. 0184/94151
                                                           glia Capponi di Firenze, Sant’Agostino
          Comune di Triora, tel. 0184 /94049
                                                           del XVII secolo e San Bernardino, chiesa
                                                           campestre, ma conosciuta per i suoi
                                                           affreschi medioevali.
                                                           Riponendo il libro “Il pietrificatore di
                                                           Triora” sul bancone e ripensando alla
                                                           mia vacanza triorese, a quei refrigeranti
                                                           bagni in uno stagno con qualche rana
                                                           e piante acquatiche, esattamente quat-
                                                           trocento anni dopo il celebre processo,
                                                           mi sono chiesto se fosse stata una
                                                           fortuita “coincidenza”…
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