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Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale dell’APPENNINO TOSCO EMILIANO
ghi dove i lupi si ritrovano preferenzialmente tra una caccia e l’altra e dove
allevano la prole una volta che sia in grado di uscire dalla tana.
La foresta contorna il crinale appenninico fino a circa 1.700 metri di
quota, dove lascia spazio alla brughiera ed alla prateria.
L’ubicazione del limite superiore della vegetazione arborea è condizio-
nata dalle condizioni estreme del crinale, direttamente esposto ad eventi
atmosferici che vi si scatenano con particolare violenza, alle esigenze
pastorali ma anche dall’instabilità del manto nevoso, che genera in quota
valanghe in grado di abbattere porzioni rilevanti di bosco.
Le brughiere, che oggi ricoprono quasi tutta la fascia compresa tra la
foresta e le praterie di alta quota, erano un tempo molto meno diffuse
perché venivano incendiate e tagliate dai pastori per favorire la crescita
delle praterie utili al bestiame. Diminuita la pastorizia, i pascoli sono
stati gradualmente ricolonizzati dal ginepro nano e dai mirtilli e in molti
casi le stesse brughiere si sono già completamente ricostituite.
Il tipo di brughiera più diffusa e anche più conosciuta è il vaccinieto,
dominato dal mirtillo nero (Vaccinium myrtillus). Una variante è il rodo-
dendreto, costituito principalmente dal rododendro (Rhododendron fer-
rugineum) e dal raro mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea), vegetazione
tipicamente alpina limitata, in tutta la catena appenninica, ad alcune
vette del parco (Monte Vecchio e Bocca di Scala) ed al vicino rilievo del
Libro Aperto, nell’Appennino pistoiese.
Altrettanto rara è la brughiera a empetro (Empetrum hermaphrodi-
tum). Infine, il falso mirtillo (Vaccinium gaultherioides) rischia oggi di
aumentare la sua presenza nelle brughiere del parco.
I mirtilli sono graditi all’arvicola delle nevi, giunta nell’Appennino
durante l’ultima glaciazione, mentre fra gli uccelli sono comuni i piccoli
passeriformi come l’allodola e lo spioncello; ad essi si associa lo stiaccino,
specie tipicamente alpina, molto rara in Appennino.
Le praterie e gli ambienti rocciosi di crinale sono i più ricchi dal punto
di vista della flora e della fauna; gli affioramenti arenacei di crinale pos-
seggono una flora del tutto caratteristica, più simile a quella alpina che a
quella tipicamente appenninica.
Gli endemismi delle rocce arenacee non sono numerosi ma compren-
dono specie importanti come la primula appenninica.
Sempre in quota, spesso nelle zone più fredde dove la neve rimane per
lungo tempo, il pascolo ripetuto nel tempo ha trasformato la brughiera in
nardeto, una interessante prateria bassa composta principalmente dal
nardo, graminacea poco gradita alle pecore e ben adattabile anche a con-
dizioni estreme. Sul crinale del Monte Prado, e in altri ambienti di cresta
battuti dai venti, si sviluppa un altro tipo di prateria tipicamente monta-
58 - SILVÆ - Supplemento al n. 12