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ne delinea gli aspetti giurisprudenziali più rilevanti, con riferimento alla pronuncia
della Corte Suprema di Cassazione in merito alle esigenze cautelari richieste nella
fase delle indagini preliminari sull’impiego del cosiddetto “captatore informati-
co”, quale valido strumento d’investigazione. Al riguardo, la preziosa pronuncia
della Corte concorre in modo dirimente alla formulazione della prospettata disci-
plina dell’utilizzo legale di software spie, applicabile a più reati e per più funzioni,
superando certe presunte limitazioni nell’uso di strumenti tanto invasivi.
Alcune interessanti considerazioni sulla politica europea in materia di asilo
e di immigrazione ci vengono offerte dal Professor Luigi Daniele. Per la com-
plessità delle sue norme e per la successione degli interventi legislativi emanati,
le direttive attinenti possono considerarsi ancora insufficienti, a causa dell’as-
senza di un’unanime e definitiva soluzione a livello comunitario. Troppo spesso
la gestione di queste specifiche emergenze umanitarie è stata lasciata ad inizia-
tive autonome e spesso scoordinate degli Stati membri più coinvolti nell’arrivo
di consistenti afflussi di migranti, in ragione della loro peculiare morfologia
geografica e per la mancanza di un equo sistema di ricollocamento, recente-
mente riconsiderato.
Restando ancora con lo sguardo verso orizzonti che vanno oltre i confini
nazionali, ospitiamo - nuovamente e con vero piacere - l’elaborato del Dottor
Andrea Giannotti, che riprende l’analisi delle attività che hanno caratterizzato
l’intelligence sovietica negli anni di Andropov, capo indiscusso del KGB, tradizio-
nalmente riconosciuto tra i servizi segreti più efficienti e temuti della storia
moderna. Lo spionaggio russo di quegli anni rivolse le proprie energie sia verso
lo spionaggio estero, sia - con il “comitato per la sicurezza dello Stato” - verso
la prevenzione-repressione del dissenso interno, aspetti entrambi ritenuti essen-
ziali per il mantenimento della sicurezza dell’Unione Sovietica.
La Dottoressa Martina Fabiani ci intrattiene sulla querelle giurisdizionale
che ha riguardato la decisione dell’Unione Europea di trasferire la sede
dell’EMA (European medicines Agency), l’ente che garantisce la valutazione
scientifica, la supervisione e il controllo dei medicinali, per uso umano e vete-
rinario, da Londra ad Amsterdam, come conseguenza della Brexit: l’uscita del
Regno Unito dall’Unione Europea. Avverso la scelta di Bruxelles, sia il Comune
di Milano, sia il Governo italiano hanno inoltrato ricorso alla Corte di Giustizia
europea, ritenendo errate le procedure di assegnazione.
L’indagine svolta vuole sottolineare la complessità della negoziazione poli-
tica, difficilmente inquadrabile all’interno di procedure normativamente previ-
ste, per l’individuazione della sede più adeguata di un’Agenzia in seno
all’Unione Europea.
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