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PAGINE DI STORIA
uomini. Alle 11.45 le milizie entrarono a Fiume. Alle nuino. E di ciò gli renderà tributo d’Annunzio il quale
18.00 circa, acclamato dalla folla in delirio, dal balcone il 5 ottobre 1919 scriverà da Fiume che «il Tenente Er-
del palazzo governativo di Fiume, d’Annunzio pro- nesto Cabruna, tra i più costanti difensori della nostra
clamò l’annessione di Fiume all’Italia («Fiume è come un Causa, è degno della fiducia dei nostri amici. Gli affidiamo
faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abie- gli incarichi più difficili e più delicati. Lo riconosciamo come
zione»). I reparti militari stranieri che la presidiavano, nostro rappresentante diretto».
preferirono abbandonarla in modo da non restare invi- Il Capitano Rocco Vadalà, invece, si trovava a Fiume
schiati in una scomoda e spinosa questione internazio- sin dalla fine del 1918 nell’ambito della missione inter-
nale. Il Generale Pittaluga, comandante del contingente nazionale. Quando d’Annunzio arriva a Fiume, mentre
italiano lì di stanza, scelse un atteggiamento passivo da- le altre unità dell’Esercito italiano e i contingenti stra-
vanti al d’Annunzio eroe di guerra pluridecorato. Nel nieri lasciano la città, i Carabinieri rimangono a presi-
mentre il Vate si autonominava Comandante di Fiume, diarla per scongiurare eventuali disordini generati dalla
nella città istriana erano presenti due illustri Carabinieri compresenza di diverse etnie tra la popolazione. Il Ca-
che regoleranno i loro rapporti con il poeta soldato in pitano Vadalà comanda una Compagnia Carabinieri a
maniera molto diversa. Sussak, popoloso quartiere operaio, ed ha a disposizione
Ernesto Cabruna, consapevole della portata del colpo una settantina di uomini. Nativo di Ciminà, in provincia
di mano e dell’incompatibilità del gesto con i valori di di Reggio Calabria, Vadalà era noto per essere un uffi-
fedeltà istituzionale strettamente connaturati alla tradi- ciale integerrimo, dalla personalità forte, dalla manifesta
zione dell’Arma, decise di dimettersi per agire sciolto autonomia di pensiero, con uno sentito spirito di appar-
da ogni vincolo, in libertà di pensiero e di status con- tenenza all’Arma e tenace difensore delle sue preroga-
vinto e avviluppato dall’ideale patriottico dannunziano, tive. Insomma, un duro che aveva combattuto nella
probabilmente da quel suo lembo più romantico e ge- Grande Guerra, nel corso della quale era stato più volte
RAID ROMA-TOKYO. LA PARTENZA DELLA 2ª SQUADRA CON IL TRIPLANO CAPRONI 600 HP - 14 FEBBRAIO 1920
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO IV 11