Page 11 - Notiziario 2019-1
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PAGINE DI STORIA












            uomini. Alle 11.45 le milizie entrarono a Fiume. Alle   nuino. E di ciò gli renderà tributo d’Annunzio il quale
            18.00 circa, acclamato dalla folla in delirio, dal balcone  il 5 ottobre 1919 scriverà da Fiume che «il Tenente Er-
            del palazzo governativo di Fiume, d’Annunzio pro-       nesto Cabruna, tra i più costanti difensori della nostra
            clamò l’annessione di Fiume all’Italia («Fiume è come un  Causa, è degno della fiducia dei nostri amici. Gli affidiamo
            faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abie-  gli incarichi più difficili e più delicati. Lo riconosciamo come
            zione»). I reparti militari stranieri che la presidiavano,  nostro rappresentante diretto».
            preferirono abbandonarla in modo da non restare invi-   Il Capitano Rocco Vadalà, invece, si trovava a Fiume
            schiati in una scomoda e spinosa questione internazio-  sin dalla fine del 1918 nell’ambito della missione inter-
            nale. Il Generale Pittaluga, comandante del contingente  nazionale. Quando d’Annunzio arriva a Fiume, mentre
            italiano lì di stanza, scelse un atteggiamento passivo da-  le altre unità dell’Esercito italiano e i contingenti stra-
            vanti al d’Annunzio eroe di guerra pluridecorato. Nel   nieri lasciano la città, i Carabinieri rimangono a presi-
            mentre il Vate si autonominava Comandante di Fiume,     diarla per scongiurare eventuali disordini generati dalla
            nella città istriana erano presenti due illustri Carabinieri  compresenza di diverse etnie tra la popolazione. Il Ca-
            che regoleranno i loro rapporti con il poeta soldato in  pitano Vadalà comanda una Compagnia Carabinieri a
            maniera molto diversa.                                  Sussak, popoloso quartiere operaio, ed ha a disposizione
            Ernesto Cabruna, consapevole della portata del colpo    una settantina di uomini. Nativo di Ciminà, in provincia
            di mano e dell’incompatibilità del gesto con i valori di  di Reggio Calabria, Vadalà era noto per essere un uffi-
            fedeltà istituzionale strettamente connaturati alla tradi-  ciale integerrimo, dalla personalità forte, dalla manifesta
            zione dell’Arma, decise di dimettersi per agire sciolto  autonomia di pensiero, con uno sentito spirito di appar-
            da ogni vincolo, in libertà di pensiero e di status con-  tenenza all’Arma e tenace difensore delle sue preroga-
            vinto e avviluppato dall’ideale patriottico dannunziano,  tive. Insomma, un duro che aveva combattuto nella
            probabilmente da quel suo lembo più romantico e ge-     Grande Guerra, nel corso della quale era stato più volte



                         RAID ROMA-TOKYO. LA PARTENZA DELLA 2ª SQUADRA CON IL TRIPLANO CAPRONI 600 HP - 14 FEBBRAIO 1920

































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